Riforma del Codice della Strada 2014: cosa cambierà davvero per l’italian biker? Matteo Lombardi 7 Novembre 2014 Bike News Quest’estate se n’è parlato sui giornali, sui social network, su internet e nei bar: la Commissione Trasporti della Camera ha approvato il Testo unificato della Legge Delega di Riforma del Codice della Strada. Dopo 8 mesi di lavoro, è stato dunque definito il documento contenente i criteri direttivi che il Governo dovrà tradurre in norme cogenti. Ora che l’autunno è arrivato e che gli urban biker hanno ripreso a pedalare nell’intrico stradale e normativo delle nostre metropoli, cosa ci sarà davvero di nuovo? La Riforma del Codice della Strada 2014 in 10 punti Tempistiche 8 mesi di lavoro già effettuato, 12 mesi per l’approvazione definitiva tra Camera e Senato Approvazione Termini plausibili per l’approvazione definitiva: fine 2015 – inizio 2016 I protagonisti Commissione Trasporti di Camera e Senato, ANCMA, FIAB Obiettivi fondamentali Migliorare le condizioni della sicurezza stradale, potenziare le infrastrutture e migliorare la viabilità ciclabile Punzonatura del telaio Possibilità di apporre alla bicicletta un numero di telaio registrato in un archivio nazionale; procedura libera da oneri fiscali e assolutamente volontaria Segnaletica Miglioramento della segnaletica orizzontale e delle infrastrutture: stop posto in posizione avanzata rispetto a quello degli altri veicoli; realizzazione di infrastrutture più sicure per le due ruote (piste ciclabili, guard-rail, ecc.) Corsie preferenziali Apertura delle corsie preferenziali di norma riservate ai mezzi pubblici Parcheggio bici Possibilità di parcheggiare senza più divieti la propria bici sui marciapiedi, rispettando particolari disposizioni Baby ciclisti Disposizioni particolari per la tutela dei piccoli ciclisti di età inferiore ai 14 anni: es. obbligo dell’uso del casco (norma non certa) Contromano Cancellato l’articolo che avrebbe consentito la marcia delle biciclette in contro senso nelle zone dove la velocità è limitata a 30 km/h Cosa cambierà davvero per l’italian biker? Per saperne di più abbiamo contattato l’ANCMA (l’Associazione di Confindustria che riunisce i maggiori costruttori di veicoli a due ruote, ndr), che si è fatta promotrice di molte delle nuove norme che potrebbero diventare legge nel prossimo futuro. Ne abbiamo parlato al telefono con Michele Moretti, responsabile relazioni istituzionali ANCMA e persona ben informata sui fatti. Eccovi in questa intervista il sunto delle cose più interessanti che ci ha raccontato! Dottor Moretti, grazie infinite della sua disponibilità. Fa piacere vedere che ANCMA è intenzionata ad approfondire seriamente questa notizia con tutti gli organi di stampa, soprattutto con quella specializzata nel mondo delle due ruote. Chiacchierando con lei si avverte la sua soddisfazione per questo primo traguardo… Come sapete ANCMA è l’Associazione di Confindustria che riunisce i maggiori costruttori di veicoli a due ruote: accanto alla vendita dei nostri prodotti, la nostra attenzione è rivolta alla tutela di tutti coloro che questi prodotti li acquistano e li usano quotidianamente, motociclisti o ciclisti che siano. Negli ultimi anni si è costatata una forte crescita del mondo del ciclo, il che vuol dire in positivo che molte più persone usano la bicicletta, ma anche che questo comporta un aumento dell’incidentalità su due ruote, con i relativi costi a livello sanitario, previdenziale, ecc. Da un lato si avverte sempre di più la necessità di formare i ciclisti al rispetto delle regole e alla conoscenza delle norme, attraverso disposizioni date dalle istituzioni o l’attività di Associazioni sportive, ecc. Dall’altro è comunque necessario disporre adeguate norme limitative, atte a “tener dritta la barra”, per impedire cioè che questo fenomeno positivo diventi nel tempo un problema difficile da gestire a causa di vuoti a livello normativo. Si fa presto a dire riforma del codice della strada, ma visto che si parla di legge delega, ci può spiegare più esattamente di cosa si tratta e definirci più precisamente il suo iter? Una legge delega è una legge ordinaria, approvata dal Parlamento attraverso il normale iter procedurale; quest’ultimo ne fissa i criteri generali, delegando poi il governo (il Consiglio dei Ministri) a esercitare la funzione legislativa, definendone le varie norme. In questo momento, la legge delega di riforma del codice della strada ha superato il primo passo del suo iter, ossia l’approvazione in Commissione Trasporti: le fasi seguenti prevedono un passaggio alla Camera (in corso) e uno al Senato (Commissione Lavori Pubblici del Senato e poi in Aula) prima di essere definitivamente approvata. Un iter piuttosto lungo… se tutto dovesse andare per il meglio, entro quanto tempo prevede che la riforma possa diventare legge ed entrare in vigore? Ottimisticamente direi entro 12 mesi, ma credo che la fine del 2105 o l’inizio del 2016 siano date molto più attendibili. ANCMA ha avuto un ruolo molto importante e attivo durante i lavori della Commissione Trasporti della Camera per la preparazione del testo. Ci può dire più esattamente quali sono le proposte su cui avete maggiormente lavorato? Il nostro impegno si è focalizzato innanzi tutto sulla proposta di misure efficaci per migliorare le condizioni della sicurezza stradale per ciclisti e motociclisti; poi per potenziare le infrastrutture a loro dedicate e migliorare la viabilità in tal senso. Inoltre abbiamo insistito per aprire le autostrade al transito di moto e scooter di cilindrata pari a 125 cm3, una regola che ci adegua peraltro alle normative già in vigore nel resto d’Europa, non esistendo peraltro una differenza sostanziale tra motocicli di 150 o 125 cm3. Torniamo alle biciclette: quali sono le vere novità introdotte nel documento che la Commissione Trasporti ha approvato? Quali saranno i benefici per coloro che ogni giorno usano la bici, soprattutto in città? Le proposte, che abbiamo condiviso con le altre associazioni per la promozione della bicicletta, come la FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta ONLUS), sono state molte, e articolate. Molte di queste sono peraltro ispirate a norme o iniziative già esistenti in Europa: esse hanno dunque lo scopo di svecchiare alcuni aspetti del nostro codice della strada, innovandolo con regole in uso presso quasi tutti i nostri vicini d’oltralpe e che qui da noi fanno ancora fatica a trovare spazio (si veda a tal proposito la nostra recensione del volume Le pouvoir de la pédale, ndr). Volendo riassumere per punti La possibilità di apporre alla propria bicicletta un numero di telaio (una sorta di punzonatura, ndr), che sarà registrato in un archivio nazionale appositamente creato: tale iniziativa ha lo scopo principale di essere un deterrente al furto di biciclette, così diffuso e frequente soprattutto nelle grandi città. Ovviamente sarà compito del Governo definire le norme di registrazione e costituire il relativo archivio (ne basterebbe anche soltanto uno online, ndr). Non si è parlato comunque mai di introdurre una procedura di omologazione obbligatoria, fatto che avrebbe ingenerato la necessità di apporre una targa su ciascun ciclo, con conseguente pagamento della relativa tassa. Si tratterà, nel caso, di una punzonatura libera da oneri fiscali e assolutamente volontaria. Una serie di iniziative volte a favorire la mobilità ciclabile soprattutto a livello urbano. Altre mirano a mettere maggiormente in sicurezza il ciclista: penso ad esempio all’introduzione di dispositivi per migliorare la viabilità, al miglioramento della segnaletica orizzontale – come lo stop posto in posizione avanzata rispetto a quello degli altri veicoli –, alla creazione da parte del Ministero dei Trasporti di linee guida destinate agli enti locali con alcune indicazioni specifiche per la realizzazione di infrastrutture più sicure per le due ruote, piste ciclabili, guard-rail, ecc. Qualche esempio pratico? Una delle novità concrete consisterà nell’apertura a biciclette, ciclomotori e motocicli delle corsie preferenziali di norma riservate ai mezzi pubblici. Tale norma è già in vigore in alcune città italiane, come Milano, ma potrà essere ora estesa a tutto il territorio nazionale, adeguando in tal modo il nostro Paese agli standard europei. Resterà comunque competenza degli enti locali verificare l’effettiva agibilità delle proprie corsie preferenziali ed autorizzare quindi di volta in volta il transito alle due ruote. Un’altra novità consisterà invece nella creazione di disposizioni particolari per la tutela dei piccoli ciclisti di età inferiore ai 14 anni. Parliamo dell’obbligo di indossare il casco? Non sarebbe opportuno renderla una regola obbligatoria per tutti? Qui si solleva un problema piuttosto complesso, soprattutto perché quando si parla dell’obbligo del casco la libertà personale si scontra con la necessità di garantire la sicurezza dei ciclisti (un problema analogo a quello che si creò vari anni fa per l’obbligo del casco in moto, ndr). Benché non ci sia la certezza matematica, alcuni commi potrebbero preludere all’uso obbligatorio del casco in relazione all’età. Estendere tale obbligo a tutti i ciclisti costituirebbe invece una decisione deleteria, forse addirittura poco sensata per l’uso della bici. In ogni caso si tratterà di misure volte a tutelare la salute degli utenti delle due ruote a pedali ma nel rispetto del buon senso. Ci sarebbe da discutere a lungo su tutti questi punti, ma d’altronde la strada per l’approvazione definitiva è ancora lunga… ci sarà spazio per eventuali altre aggiunte o modifiche: può darci qualche anteprima? La Commissione Trasporti della Camera sta lavorando a un nuovo disegno legge per inserire nel Codice della Strada alcune altre innovazioni “bike friendly”, come la possibilità di parcheggiare senza più divieti la propria bici sui marciapiedi, rispettando ovviamente particolari disposizioni. Purtroppo si è invece deciso di cancellare l’articolo che avrebbe consentito la marcia delle biciclette in contro senso nelle zone dove la velocità è limitata a 30 km/h (cosa possibile ormai da tempo in moltissime città europee, ndr), accogliendo le riserve in tema di sicurezza espresse da più parti. L’impressione in quest’ultimo caso è che ci sia una certa resistenza ideologica nei confronti di una misura che forse non è stata compresa appieno. Insomma, il lavoro da fare è ancora molto, ma l’impressione è che si stia andando dalla parte giusta e che tutti stiano collaborando per favorire la “transizione ciclabile” anche in Italia, almeno sulla carta. Questo Testo unificato della Legge Delega di Riforma del Codice della Strada è un esempio riuscito di come l’Industria, le Associazioni e la Politica possano collaborare per il bene comune. Un lavoro di 8 mesi, basato su un confronto aperto tra le parti, ha permesso di trovare un punto di incontro: una serie di norme utili e condivise, a riprova del fatto che non sempre le leggi sono il volere delle solite lobb … In più si tratta di un testo amico delle due ruote, ed è importante sottolineare che il suo relatore in Commissione Trasporti, l’On. Paolo Gandolfi, sia l’ex Assessore alla viabilità di Reggio Emilia: un’ulteriore garanzia di sensibilità per il mondo delle due ruote e della bici in particolare. Non ci resta che seguire l’evoluzione dell’iter procedurale, tenendovi via via aggiornati sulle novità. E non escludiamo di poter presto fare una chiacchierata con l’On. Gandolfi della Commissione Trasporti per approfondire anche con lui alcuni aspetti di questa importante riforma. Restate collegati!