Tendinite o tendinopatia: quando il tendine si ammala Davide Allegri 29 Ottobre 2019 Wiki Bike Le patologie tendinee o dolori tendinei sono diffuse negli sport che richiedono movimenti ciclici o caratterizzati da microsollecitazioni ripetute, come nel nostro caso il ciclismo e corsa. Ma se vi dicessi che la tendinite non è un’infiammazione? In questo articolo parlerò della tendinopatia e delle sue reali cause. Definizione e diffusione della tendinopatia Tendinopatia è un termine utilizzato per definire un dolore proveniente dal tendine e letteralmente significa “dolore al tendine”, caratterizzato da gonfiore e limitazione funzionale del tendine stesso oltre che delle strutture contigue. Il dolore derivato da una tendinopatia può diventare molto invalidante e protrarsi per diversi anni, in alcuni casi portando a serie conseguenze per la salute e a possibili evoluzioni negative della patologia. Fra i tendini più vulnerabili ritroviamo quelli della cuffia dei rotatori e del capo lungo del bicipite brachiale, gli estensori e flessori del polso, gli adduttori della coscia, il tendine del tibiale posteriore, il tendine rotuleo, il tendine d’Achille. Una dato da tenere in considerazione è la percentuale molto elevata, circa il 50%, di traumi sportivi secondari al sovraccarico meccanico e fisiologico. Questo significa che un infortunio sportivo su due è in qualche modo associato a un non sufficiente adattamento fisico in seguito a uno stimolo (allenamento). Chi pratica sport di corsa è tendenzialmente più soggetto a patologie tendinee del tendine d’Achille, anche queste strettamente legate al sovraccarico. Circa l’11% dei podisti ha sofferto almeno una volta nella vita di tendinopatia achillea e l’incidenza sale fino al 52% nei runner di alto livello. La tendinopatia del tendine rotuleo è invece diffusa negli sport definiti “di salto” (basket, pallavolo ecc..) ma in questo caso il ciclismo è un diretto interessato in tutte le sue discipline. Mountain bike e i suoi derivati gravity/downhill creano situazioni simili agli sport “di salto” mentre nel ciclismo su strada il fulcro è la biomeccanica della pedalata. Un mal posizionamento in sella e la ripetizioni ad alto volume del gesto sportivo può portare a problemi articolari e strutturali, tra cui le tendinopatie e tecnopatie del ginocchio. Tendinopatie agli estensori del polso, flessori, bandelletta ileotibiale, ischiocrurali e cuffia dei rotatori vedono invece un’incidenza molto bassa nel ciclismo. Tendinopatia o tendinite? Quanti di voi hanno sofferto di un dolore al tendine e questo gli è stato definito come tendinite, ovvero infiammazione del tendine? Sostanzialmente vennero evidenziati notevoli cambiamenti a livello strutturale del tendine stesso ma nessun segno di infiammazione. Nonostante la rilevante incidenza delle patologie interessanti i tendini, questi ultimi non hanno invece riscontrato il dovuto interesse nel mondo scientifico, per vari motivi. Fortunatamente negli ultimi anni, grazie al miglioramento della tecnologia e quindi della conoscenza fisiologica della struttura e all’aumento esponenziale delle attività sportive, gli studi riguardanti i tendini e le patologie correlate hanno iniziare a infoltire le pagine delle riviste scientifiche. E se vi dicessi che nelle tendinopatie non sono stati rilevati segni di stati infiammatori? L’infiammazione, flogosi, è un processo protettivo del nostro corpo con conseguente avvio di un processo riparativo e porta gli stessi sintomi della tendinopatia: dolore, gonfiore e impotenza funzionale. Eppure non è un’infiammazione, curioso. Era il 1970 quando, dopo una serie di studi istologici, uno studioso (Puddu) mise a punto un sistema di classificazione delle tendinopatie sulla base dei risultati degli esami ottenuti. Nel 1990, grazie all’avanzamento della tecnologia, la teoria di Puddu venne confermata e integrata. Queste prime indagini approfondite sulla tendinopatia portarono a differenziare alcuni tipi di patologia. Non è al momento possibile diagnosticare in modo preciso il tipo di tendinopatia se non con un esame istologico del tessuto, senza questo approfondimento il dolore al tendine continuerà a essere definito “tendinopatia”. Con il materiale scientifico attualmente disponibile è quindi bene sottolineare come il termine “tendinite” non sia corretto perché presuppone un processo infiammatorio, in questo caso del tutto assente. Parleremo quindi di “tendinopatia”, dolore al tendine senza segno di infiammazione. Le cause della tendinopatia Il tendine, come ogni struttura del corpo, cerca di adattarsi agli stimoli modificando nel limite del possibile la propria fisiologia. L’esercizio fisico genera un carico meccanico sui tendini portandoli a modificare le proprie caratteristiche per potersi adattare a sopportare i nuovi stimoli, questo richiede però del tempo inteso come recupero. C’è quindi una stretta correlazione tra allenamento e recupero. Se il recupero è proporzionale allo stimolo allenando si andrà incontro a un adattamento, in caso contrario con un recupero insufficiente, il nostro corpo non avrà il tempo di adattarsi e si andrà inesorabilmente verso il sovraccarico. Vi ricordo che la metà delle patologie tendinee sono secondarie o strettamente correlate al sovraccarico. Ipotizzando un tempo di recupero proporzionato all’esercizio fisico, il tendine varierà la sua composizione aumentando la produzione di collagene, aumentando la densità e la sezione delle fibre di collagene, modificando la struttura stessa di alcune molecole tendinee e rimodellandone. Le conseguenze di un allenamento a lungo termine sul tendine sono il rafforzamento delle sue fibre, l’aumento della sezione trasversa delle fibre, miglioramento della qualità elastica, un incremento della resistenza alle sollecitazioni meccaniche e un miglior adattamento in caso di infortuni all’articolazione sulla quale prende inserzione. Un allenamento equilibrato e ben bilanciato ha effetto ampiamente positivi sui tendini, così come sul resto del corpo. Nel caso in cui il recupero sia inferiore a quello effettivamente necessario il nostro organismo non avrà il tempo materiale di attuare i meccanismi di adattamento riportati sopra. Si andrà incontro a uno stress da sovraccarico, difficile da individuare nella sua fase iniziale ma altamente rischioso per la salute del tendine. Il sovraccarico meccanico porterà le fibre di collagene a una degenerazione progressiva con una disposizione non lineare e un assottigliamento, questo significa una minor resistenza. A peggiorare la resistenza generale del tendine si aggiungerà un rapporto di demolizione/costruzione delle cellule negativo. Le cellule “distrutte” sono maggiori di quelle “generate”, il loro numero totale sarà quindi in progressiva diminuzione. Aumenterà il collagene di tipo II portando a una minor elasticità del tendine. Queste sono solo alcune delle caratteristiche che definiscono lo stress da sovraccarico in un tendine. Il risultato di queste modifiche fisiologiche è un tendine malato con una ridotta capacità di adattamento e quindi una crescita esponenziale del rischio di infortuni. Ho affrontato solo l’argomento sportivo (fattori estrinseci) ma la tendinopatia può essere causata da fattori intrinseci quali malattie metaboliche, malattie endocrine, insufficienza renale e farmaci. Devo sottolineare che i processi fisiologici dettagliati che portano a tali modifiche strutturali non sono ancora del tutto chiari e esistono diverse ipotesi anche se i punti evidenziati in questo articolo sono condivisi dalla comunità scientifica. Tendinite o tendinopatia: conclusioni La tendinopatia è un argomento dibattuto e ancora incerto. Cosi come non sono ancora stati definiti i processi alla base dell’insorgenza di questa patologia, anche a livello terapeutico non esiste un gold standard, di questo ne parlerò nel prossimo articolo. Il fattore certo è che nelle tendinopatie da sovraccarico lo stress meccanico è superiore al tempo di recupero, portando così la struttura a una progressiva degenerazione con conseguenze debilitanti sull’attività sportiva e qualità della vita. Tendinite o tendinopatia: bibliografia S. Albers, J. Zwerver, RL Diercks, R. Dekker, I. Akker-Scheek Incidence and prevalence of lower extremity tendinopathy in a Dutch general practice population: a cross sectional study (BMC Musculoskeletal Disorders 2016) KM Khan, JL Cook, N. Maffulli, P. Kannus Where is the pain coming from in tendinopathy? It may be biochemical, not only structural, in origin (Br J Sports Med 2000) UM Kujala, S. Sarna, J. Kaprio. Cumulative incidence of Achilles tendon rupture and tendinopathy in former male elite athletes (Clinical Journal of Sport Medicine 2005) B. Marti, JP Vader, CE Minder, T. Abelin On the epidemiology of running injuries. The 1984 Bern Grand-Prix study (Am J Sports Med 1988) G. Puddu, E. Ippolito, F. Postacchini A classification of Achilles tendon disease (American Journal of Sports Medicine 1976) KM Khan, JL Cook, P. Kannus, N. 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