La gara delle bici da carico: Wacky Cargo Race! Matteo Cappè 16 Dicembre 2013 Bike News L’atmosfera era eclettica, ciclisti-urbani-da-soma riuniti per sfidarsi con i loro mezzi Persone e fusti di birra incastrati dentro a pile di pneumatici usati, mani, piedi e braccia che si dimenano, mezzi da gara dei più bizzarri… Sembra il Wacky Race, no anzi, la descrizione di un carico di clandestini stivati in un tir, ma invece è la Cargo Race che si è svolta durante il BFF di Milano ieri pomeriggio nei seminterrati della location di Via Ventura 15. L’atmosfera era eclettica, ciclisti-urbani-da-soma riuniti per sfidarsi con i loro mezzi, quelli che di solito passano quasi inosservati e raramente si vedono in giro, si sono riuniti tutti in questo seminterrato di un vecchio capannone industriale. Ma non c’erano solo bici cargo di ogni tipo, c’era una banda che suonava, lo spillatore per la birra naturalmente trasportato su bici cargo, vin brulè nelle mani di ognuno e un bel numero di spettatori. La Cargo Race si corre a manche di due concorrenti alla volta, definiti A e B; la gara consiste nel riuscire a trasportare più carico possibile, l’unità di misura? Pneumatici. Sì, gomme usate. Ma nelle foto avete già visto delle persone caricate in mezzo alle gomme e pure dei fusti di birra… Ecco, anche le persone e i fusti vengono convertiti in gomme… In che senso? Allora, 30Kg equivale ad una gomma, una persona come Ale, che pesa ad esempio 80kg, si converte in 2,5 gomme! 3 fusti di birra equivalgono a una gomma. Ritornando alla gara, i due concorrenti partono… No, attenzione, partono quando la banda inizia a suonare, poi si dirigono subito all’area di “carico” in cui ci sono le due zone, A e B. Il concorrente A cerca di caricarsi il più possibile e poi deve fare un giro del percorso di gara, che si sviluppa nel seminterrato, tra pilastri di cemento arancioni e mura di mattoni colorate di un blu oltremare. Concluso il giro si ritorna alla zona di carico e scarico… Quando finisce la manche? Naturalmente quando la banda smette di suonare! Se devo dire la verità, da esterno, il tutto sembrava caotico e disorganizzato, ma credo invece che ci fosse della logica e tanta passione in tutta questa pazzesca competizione. Quello che invece mi ha stupito di più è stata l’atmosfera impregnata di genuinità e purezza legata a un solo trait d’union: la passione di tutte le persone presenti per la bicicletta, in tutte le sue forme, anche quelle più bizzarre. Guardatevi la gallery!