I campioni purtroppo e per fortuna non sempre seguono il trend del business

Come tutti sappiamo, in Italia la maggior parte delle notizie e dell’informazione ruotano intorno al calcio, trascurando spesso piccoli o grandi successi di atleti che “in segreto” sono un orgoglio nazionale.

Partendo dal fatto che sono appassionato di sport diversi dal calcio, ma so anche apprezzare l’emozione che può dare una bella partita, rimango sempre più convinto che bisognerebbe ridimensionare la sfera d’interesse nel mondo sportivo italiano.

È triste vedere calciatori, che dovrebbero essere felici e grati di essere riusciti a fare della propria passione un lavoro (anche ben remunerato), giocare partite senza impegno, senza crederci o quasi svogliatamente. Quando nello sport si sa, passione ed impegno sono la base per poter ottenere grandi risultati.

Questo purtroppo è il trend in Italia, dove interi programmi vengono dedicati al calcio sette giorni a settimana e altri “sport minori” sono segregati a pochi servizi sporadici giusto per far vedere che ci sono.

Per fortuna i campioni restano tali a dispetto del business.

Antonio Cairoli e Vincenzo Nibali ne sono la dimostrazione. Il primo ormai è un punto di riferimento a livello internazionale nel campo del motocross con ben due titoli in mx lite (ex mx2) e sei in mxgp (ex mx1). Incoronato qualche giorno fa campione del mondo per l’ottava volta.

Il secondo, beh… mi pare abbia vinto un certo Tour de France.

Attenzione però, non soffermiamoci solo su i risultati. Certo i risultati sono importanti, ma non sono la cosa fondamentale. Al primo posto ci sono sempre le grandi emozioni.

Emozioni come quella del 2006 al motocross delle nazioni in cui Tony Cairoli è riuscito ad arrivare primo in una manche, davanti a extraterrestri americani come Ivan Tedesco e Ryan Villopoto. Non siamo neanche arrivati a podio quell’anno, ma vedere uno dei nostri arrivare primo e salutare il pubblico con un nac-nac è stato impagabile.

Eccolo:

Emozioni come i mondiali… sì, proprio quelli di calcio, del 2006 vinto, ma anche del 1994 perso ai rigori.

Emozioni come quelle, fresche di giallo, che ha saputo offrirci Vincenzo Nibali vincendo il Tour de France. Sedici anni dopo l’ultimi italiano a farlo, Marco Pantani, quasi cinquanta dopo Felice Gimondi.

Vincere il Tour de France è come vincere i Mondiali di calcio. E questa volta l’Italia si è fermata e ha guardato: i numeri lo dimostrano.

Eppure anche questa volta lo spazio dedicato dai media si è esaurito nel giro di un paio di giorni.

Poi, di nuovo, spazio agli sport più gettonati anche se magari più avari di emozioni. Nibali è uno dei pochi ad aver vinto tutti e tre i grandi Giri almeno una volta: Vuelta (2010), Giro d’Italia (2013) e Tour de France (2014).

Quando abbiamo davanti agli occhi un grande campione, è meglio accorgercene, e goderne, subito. E non vivere poi di ricordi.

Se i vari media ed investitori iniziassero a essere più interessati a sport diversi dal calcio, e le somme da capogiro sborsate per i calciatori venissero ridotte, avremmo a parer mio più sportivi che ci mettono passione e molte più emozioni.

Noi italiani… non giochiamo solo a palla.

A proposito dell'autore

Appassionato da sempre a tutto ciò che ha due ruote, ha trovato in Diplomato come ragioniere e perito commerciale amministrativo, adesso è iscritto alla facoltà di economia presso l’Università degli Studi Milano-Bicocca. Trova nella mountainbike lo sfogo perfetto per “staccare” dagli impegni e stare a contatto con la natura.