Mobilità sostenibile: per il MIMS deve crescere del 10% entro il 2030 Andrea Franco 5 Luglio 2022 Bike News Il tema della mobilità sostenibile ci è molto caro. Non solo perché da appassionati di mobilità su due ruote per noi è un po’ uno stile di vita, ma anche e soprattutto perché tutti quanti dobbiamo impegnarci con maggiore assiduità per la salvaguardia del nostro pianeta. Ma non sempre i buoni propositi ci restituiscono i risultati sperati. Proprio qualche giorno fa abbiamo visto come l’Italia (ma non solo) sia in ritardo sull’immatricolazione di auto elettriche e per quanto riguarda l’installazione di colonnine di ricarica. Tema di cui continueremo a parlare e che in questi giorni sembra essere continuamente d’attualità. Secondo il MIMS (Ministero delle Infrastrutture e delle Mobilità sostenibili) i passi da fare sono ancora molti: la mobilità sostenibile deve crescere di almeno dieci punti percentuali entro la fine del decennio. Gli obiettivi del nuovo rapporto del MIMS sono molto chiari: se vogliamo ridurre le emissioni di gas climalteranti e l’inquinamento atmosferico dobbiamo fare qualcosa di concreto. E presto. Il primo obiettivo è quello di ridurre il numero delle auto inquinanti. Ci si sta lavorando, è chiaro, ma ancora a piccoli passi. Gli obiettivi secondo il programma del Ministero Obiettivi che si possono raggiungere, intervenendo però su più fronti, sempre secondo le indicazioni del MIMS. Un primo obiettivo è quello di andare a ridurre i divari territoriali per quanto concerne l’accessibilità. Troppe aree sono ancora “dimenticate”. Sicuramente si deve migliorare molto il servizio pubblico e l’accesso degli utenti allo stesso. La percezione è che gli utenti non siano per nulla soddisfatti dell’efficienza della mobilità. Altro obiettivo fondamentale è la sostituzione dei vecchi mezzi, soprattutto gli autobus con classe inferiore a Euro 5 i quali dovranno lasciare il posto a mezzi a emissione zero. Il processo di decarbonizzazione è uno dei passi fondamentali e prioritari. Inoltre c’è un aspetto nuovo, che nel nostro Paese ancora stenta a decollare, ma che deve assolutamente essere diffuso: è l’approccio MaaS, acronimo di Mobility as a Service (servizio che consente agli utenti di pianificare, prenotare e pagare più tipi di servizi di mobilità tramite un canale digitale congiunto). Manca ancora la cultura di una mobilità sostenibile Una montagna difficile da scalare prima di tutto perché manca ancora, in Italia, la cultura di una mobilità sostenibile. E di conseguenza anche gli utenti sono poco inclini a fare richiesta di questo tipo di servizio. Problema che emerge soprattutto in città importanti, come la capitale, ma anche in città come Torino o Palermo. In queste città l’utilizzo dei mezzi tradizionali di trasporto è ancora decisamente alto, soprattutto se facciamo un confronto con città europee di pari importanza. Nel resto dell’Europa l’utilizzo dell’automobile privata ha subito un calo deciso: da noi ancora no. E torniamo a quanto detto prima: uno dei motivi di questo ritardo è sicuramente da imputare alla scarsa qualità del trasporto pubblico. Problema presente in tutta la penisola, ma più evidente al Centro e nel Sud. Ovviamente il rapporto del MIMS individua anche alcune soluzioni. Una di queste è l’utilizzo di incentivi (non solo monetari) affinché gli utenti possano affidarsi maggiormente ai trasporti pubblici e una campagna di informazione mirata che possa favorire il cambiamento delle abitudini. E naturalmente non si può sperare solo sulla volontà dell’utente. I servizi pubblici devono fare un salto di qualità, le infrastrutture vanno rafforzare e ristrutturate: tram, metropolitane, ciclovie, piattaforme digitali… un lavoro lungo, ben strutturato. Da pianificare con intelligenza. Il 2030 non è poi così lontano. Dobbiamo lavorare, duramente. Di strada da recuperare ce n’è molta… Per approfondire invitiamo i nostri lettori a visitare la pagina ufficiale del rapporto MIMS “Verso un nuovo modello di mobilità sostenibile”.