Mi ricordo che alla fine della mia prima alleycat mi fu chiesto di riassumere in poche parole il senso della gara. Allora due parole mi sgorgarono spontanee: adrenalina e allegria.

Non è semplice spiegare come si corre, che emozioni offre e come funziona la corsa del “gatto randagio”, questa la traduzione del termine alley cat, (ma che nello slang può significare anche persona poco propensa a seguire leggi e regolamenti nda), perché non esiste una formula standard.

Ogni alley cat race è diversa. Di sicuro si sa che c’è sicuramente una partenza conosciuta, un certo numero di punti intermedi chiamati checkpoints e un arrivo, non sempre conosciuto. Altra certezza: che si suderà e ci si divertirà assai.

Alley Cat Race, nata tra i messenger

Le alleycat races sono corse nate nell’ambiente dei bike messenger, i corrieri in bici, e che vogliono simulare il loro lavoro giornaliero, in cui ogni giornata è diversa dall’altra, quando non sai mai se quel giorno farai 50 chilometri o 90, se dovrai passare quattro volte dal centro o se dovrai andare fino alla viuzza in periferia, oppure se perderai mezz’ora a trovare un numero civico nascosto in un vicolo dietro una ex zona industriale.

Per questi motivi ogni gara è diversa ed ogni volta è una sorpresa.

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Le Alley Cat Race e il percorso segreto

Il percorso di solito è tenuto, fino all’ultimo, rigidamente segreto (anche perché si tratta di una gara che non ha permessi, tracciati, giurie ecc ecc nda). Si ha qualche notizia navigando su certi siti e poi c’è il passa parola.

Di norma si sa solo dove ci si incontra per la partenza, a che ora, se ci sono dei premi e se c’è una quota d’iscrizione e soprattutto che cosa si deve portare: una borsa o uno zaino, un lucchetto, una penna e – immancabile – una mappa della città (ultimamente chi corre con navigatori, gps e altre innovazioni tecnologiche viene guardato male nda)

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Tipo una “gara a tappe” in bici

Alla partenza viene distribuito il manifest, dove ci può essere indicato tutto il percorso, o una parte di esso, o semplicemente solo il primo check point dove verrà comunicato il checkpoint successivo e così via fino al traguardo finale, che i corridori apprendono solo dopo l’ultimo controllo, dove bisognerà riconsegnare il manifest, regolarmente controllato e “vidimato” dai ragazzi che hanno presidiato tutti i checkpoint della gara.

Si potrebbe dire quindi che si tratta di una gara a tappe, dove il senso dell’orientamento, la conoscenza della città e l’abitudine a percorrerla diventa spesso più importante del semplice “avere la gamba”.

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Il manifesto della alley svoltasi a Milano durante il BFF 2013 “Lambrate Kingdom Race” realizzato da Luca Zomac

E non è un caso, come è successo anche nell’ultima gara organizzata a Milano, che il vincitore o chi si piazza ai primi posti, sia proprio un corriere: anche quest’anno l’alley cat del BFF, la più nota ed importante del panorama italiano, è stata vinta da Simoncino, un messenger che lavora in UBM, la prima società di corrieri in bicicletta.

Ed è anche per questo che, oltre al vincitore assoluto, in molte gare, viene premiato anche il miglior “out of town”, cioè il miglior straniero, colui che viene da un’altra città e che, teoricamente, è quindi più svantaggiato perché, non conoscendo le strade, i percorsi, le scorciatoie (tipo sottopassaggi, ponti, parchi… nda) della città, ha avuto maggiori difficoltà rispetto ai ciclisti locali.

Alley Cat, in origine le “Velocity”

A Milano, prima che arrivasse l’ondata “newyorchese” del BFF, si correvano già alcune gare urbane “clandestine”: si chiamavano Velocity.

Partivano per lo più all’alba ed erano nate nel giro delle (allora poche) ciclofficine, dei partecipanti alla Critical Mass ed avevano uno spirito un po’ più corsaiolo, anche se non mancavano quelle più allegre e goliardiche dove ad un checkpoint si era costretti a bere un bicchiere di vodka (alle 6 della mattina! nda) o a rispondere esattamente ad una domanda di cinema, di musica o su chi avesse vinto il giro d’Italia del 1968.

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Uno screenshot del sito “nascosto” https://204.73.203.34/vx/

Sulle alleycat esiste ora tanto materiale in Internet; per chi invece fosse interessato ad avere informazioni sulle Velocity rimandiamo a questo sito (un po’ nascosto, come i luoghi da cui si partiva nda) a cui si può accedere, per giri un po’ complicati dal nuovo sito del Vigorelli.

Forse non è un caso che tra i tanti firmatari del manifesto del Comitato Velodromo Vigorelli ci siano ciclisti, amatori, appassionati, addetti ai lavori, che qualche Velocity allora l’hanno corsa.

Una gara in bicicletta, a tema

Spesso esisteva, come a volte avveniva per le prime alley cat milanesi, un “tema” della corsa: ad esempio c’è stata quella denominata “Milano Violenta” perché i checkpoint erano in luoghi della cosiddetta “mala milanese” o la “Holy Race” dove invece i controlli erano posti sul sagrato di una delle tante chiese milanesi; o ancora “LA Alley Cat” dove il LA maiuscolo richiamava quello della “LA Settimana Enigmistica” ed il manifesto era a parole crociate e ci si doveva portare alla via “… la nemica di Sparta”.

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Check point bastardi

Insomma ogni gara era frutto dell’inventiva e della “bastardaggine” degli organizzatori: ad un check point si poteva essere obbligati a sgonfiare, togliere, rimettere e rigonfiare una camera d’aria (altra metafora di un inconveniente tipo che può capitare in una giornata di lavoro di un messenger che spesso si ritrova una gomma forata nda) o a dover scendere e risalire una lunga scalinata in fondo ad un ex scalo ferroviario abbandonato.

Alley Cat Race, non solo per le bici fisse

I corridori di una alley cat sono spesso riconoscibili dalle “spoke cards” che vengono inserite tra i raggi delle ruote e rimangono poi come souvenir della gara. Sono per lo più giovani che arrivano dal mondo delle bici a scatto fisso, del bike polo, del ciclismo urbano, ma ci sono anche quelli che fanno down hill, le gran fondo o passano i week end al velodromo.

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Come i bike messengers utilizzano biciclette differenti a seconda dei propri gusti, abitudini e preferenze, una alley cat si può correre con qualunque tipo di velocipede: dalla fissa alla single speed, dalla bici da corsa alla mountain bike.

Insomma a qualunque tribù apparteniate, qualsiasi bicicletta abbiate, se non avete mai corso un alley cat fateci un pensierino… Allegria e Adrenalina sono assicurate.

Testo di Roberto Peia
Riprese video e foto di Mikael Masoero
Montaggio video di Pietro Baraggi

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