È stato recentemente reso pubblico l’ABiCi 2018, il secondo rapporto di Legambici sull’economia della bici in Italia. Realizzato da Legambiente congiuntamente a VeloLove e GRAB+, lo studio offre un ricco insieme di dati e conclusioni, fra le quali spiccano alcune importanti considerazioni di carattere economico.

L’aspetto più rilevante è quello del cosiddetto “PIB”, un azzeccato acronimo ideato a partire dal PIL e che indica il Prodotto Interno Bici. Si calcolano in sostanza effetti diretti e indiretti degli spostamenti in bicicletta per arrivare a capire quale è la ricchezza prodotta in un anno dalla due ruote.

Legambici logo

Legambici è l’area ambientalista dedicata alla due ruote nata da Legambiente nel 2013.

Vengono combinati quindi i proventi del settore del cicloturismo, per esempio, con quelli della produzione di biciclette e accessori, e anche aspetti meno immediati quali il risparmio sul carburante o le ridotte spese sanitarie o, ancora, la riduzione delle spese per le infrastrutture.

E la cifra che risulta da questo calcolo è incoraggiante sia per quel che riguarda il presente che per quanto concerne il futuro. Il PIB 2017 è stato pari a 6,2 miliardi di euro, dato di grande importanza, che equivale al doppio del fatturato Ferrari e supera i ricavi dell’export di vini, tanto per paragonare con due realtà italiane ben conosciute e apprezzate all’estero.

E Legambici prospetta un futuro molto, molto roseo per la due ruote italiana, visto che secondo l’associazione il PIB potrà arrivare anche a 23 miliardi di euro, cifra ancora più impressionante se si pensa che questo mezzo è impiegato ancora solo dal 3,6% della popolazione.

E parlando di popolazione, un aspetto importante che emerge dallo studio e che già conoscevamo in quanto condizione storica dello Stivale in vari altri campi, è la profonda differenza fra alcune regioni italiane per quanto riguarda l’impiego della bici e, più in generale, la cultura delle due ruote.

Infografica ABiCi 2018

I più importanti dati economici contenuti nello studio ABiCi 2018, organizzati in infografica.

Da un lato abbiamo infatti regioni virtuose quali Trentino Alto Adige, Emilia Romagna e Veneto, nelle quali una consistente percentuale di cittadini impiega la bicicletta per recarsi al lavoro: rispettivamente 8,4%, 7,8% e 7,7%.

L’altra faccia della medaglia sono purtroppo quelle regioni fanalino di coda, nelle quali la due ruote viene usata da meno dell’1% di lavoratori e studenti per i loro spostamenti: Lazio, Sicilia, Sardegna, Calabria e Molise.

Analoghe, e per il momento insanabili, differenze fra regioni sono registrate anche a livello della ciclorichezza e del PIB, restituendo l’eterna immagine di una Italia ancora distante dall’essere realmente unita.

La questione diventa ancora più problematica se si pensa alla drastica differenza fra alcuni aspetti generali positivi, come per esempio l’ottimo stato di salute del cicloturismo, i grandi impulsi nei confronti della mountain bike e dell’outdoor tutto, l’aumento del 50% dei chilometri di piste ciclabili riscontrato nell’ultima decina di anni e, in contrasto, il ristagno della percentuale di spostamenti in sella e di ciclisti.

Ma proprio in questa problematicità risiedono i motivi che spingono Legambici, e noi con loro, a guardare con ottimismo al futuro: l’Italia ha sempre più infrastrutture e vanta un’economia in crescita, mancano ancora i ciclisti che potranno beneficiare di questi trend positivi, e quelli bisogna farli nascere anche attraverso la diffusione della cultura ciclistica.

E proprio alle aspettative future è riservata l’ultima parte di ABiCi 2018, che potete consultare nella sua interezza scaricando il pdf, e che rappresenta un fiore all’occhiello per Legambici, l’area ambientalista interamente dedicata alla due ruote, nata da Legambiente nel 2013.

A proposito dell'autore

Grande appassionato di natura, cinema e scrittura, collabora da anni con siti di musica, cinema, spettacolo e informazione occupandosi di varie tematiche. Milano gli ha fatto scoprire il mondo della bicicletta e da allora il suo amore per le due ruote continua a crescere inarrestabile.