Un nuovo accordo per realizzare 200.000 chilometri di ciclovie lungo i corsi d’acqua italiani Pietro Franzese 15 Febbraio 2021 Bike News La penisola italiana è il paese dell’Europa Meridionale più ricco per risorse idriche. Si contano sul nostro territorio ben 234 tra corsi d’acqua e fiumi, 69 laghi naturali e 183 bacini artificiali, senza contare le strutture destinate alla potabilizzazione delle nostre città, su una rete che esiste fin dai tempi degli antichi romani. È con questi dati in mente che lo scorso gennaio si è stretto un accordo tra ANBI (Associazione Nazionale degli Enti di Bonifica e Irrigazione), FIAB (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta), CIREM (Centro Interuniversitario di Ricerche Economiche e di Mobilità dell’Università di Cagliari) e il Politecnico di Torino per lo studio di una rete lungo i nostri corsi d’acqua di ciclovie regionali e nazionali. L’Europa si sposta in bici lungo i corsi d’acqua La correlazione tra piste ciclabili e acqua è ben conosciuta in tutta Europa, dove la maggior parte delle ciclabili esistenti si sviluppano di fianco o in prossimità di canali, fiumi e laghi. Questo avviene in particolar modo nei paesi del nord (Olanda e la Danimarca su tutti) che a partire dagli anni ’90 sono stati in grado in primis di investire fondi per la messa in sicurezza del loro immenso patrimonio idrico e in secondo luogo sviluppare le proprie ciclabili nelle vicinanze dei canali e bacini idrici creati. Successivamente anche Germania e Francia nei primi anni 2000 hanno saputo sviluppare lunghe ciclabili lungo i propri corsi d’acqua (Reno, Elba e Loria per esempio) creando dal nulla non solo percorsi sicuri ma anche itinerari turistici riconosciuti e affermati in tutto il mondo ciclistico. Altri paesi come l’Italia e la Spagna sono rimasti ancora fermi da questo punto di vista, ma qualcosa potrebbe presto cambiare grazie all’accordo appena sottoscritto. L’italia e le piste ciclabili dei corsi d’acqua Lo sviluppo di una rete ciclabile nazionale nei pressi dei nostri corsi d’acqua già esistenti è molto ambiziosa (si parla di circa 200.000 chilometri di nuove “ciclovie idriche”) e nella pratica non saranno poche le sfide per un progetto a lungo termine come quello sottoscritto dai diversi enti. Basti pensare per esempio alla grande diversità del territorio italiano, la sua morfologia e diverse composizioni territoriali che lo rendono da una parte unico a livello mondiale ma dall’altra rappresenteranno sfide importanti per i progettisti. A questo va aggiunto che la vastità dei canali irrigui e di bonifica esistenti necessitano di manutenzione costante e l’utilizzo degli stessi come infrastruttura ciclabile e più in generale turistica, potrebbe rappresentare un problema per chi lavora ogni giorno per mantenerla in perfetta efficienza. Il successo dell’accordo dipenderà certamente non solo dalla progettazione e dall’ingegnerizzazione della rete, ma anche da uno scambio di informazioni costante tra enti turistici e di gestione delle attuali risorse idriche, che a oggi manca e rischia di creare lungaggini. Un perfetto esempio dei possibili ostacoli alla creazione di questa rete di percorsi e piste ciclabili si sono resi evidenti nello sviluppo di VenTo, la ciclovia lungo il Po’ da Venezia a Torino, in sviluppo da più di 10 anni e ancora fatica a essere completata in modo definitivo. Investire nel cicloturismo L’Italia sta investendo molte risorse negli ultimi anni sulla creazione di una rete ciclabile – ne abbiamo parlato anche recentemente in un articolo sul tratto bolognese della ciclovia del Sole – che possa creare nuove opportunità di turismo, come quello in bicicletta, che negli ultimi anni ha registrato incrementi importanti di presenze sul nostro territorio. Come per i paesi del nord Europa, che negli anni ’90 hanno saputo mettere in sicurezza il proprio patrimonio idrico, per l’Italia questa rappresenta sicuramente un’occasione d’oro per creare una propria rete ciclabile nazionale da una parte e dall’altra mettere al sicuro paesi e città dai costanti dissesti che da nord a sud creano da sempre disagi alla popolazione. Potrebbe davvero essere un’iniziativa che, nel lungo periodo, porterà benefici al nostro territorio e a noi ciclisti. Monitoreremo con attenzione gli sviluppi dell’accordo e vi terremo aggiornati.