Il tema della mobilità elettrica è ormai sdoganato su tutti i fronti: dall’automotive alla micromobilità, è ben chiaro che il futuro del trasporto sarà affidato ai propulsori elettrici.

Si stanno facendo moltissime ricerche sui mezzi di trasporto, in tutti i settori le aziende produttrici effettuano enormi investimenti nello sviluppo sia dei mezzi sia dei propulsori e delle batterie.

Tuttavia, per consentire un corretto sviluppo di questo nuovo tipo di mobilità è necessario che anche la rete di rifornimento si adegui, fornendo ai cittadini un sistema di colonnine per la ricarica delle batterie in grado di sopperire al fabbisogno dei viaggiatori.

D’altra parte non si può pensare di affidare l’autonomia delle e-bike o delle autovetture solo ed esclusivamente allo sviluppo delle batterie, è necessario che buona parte dell’attenzione sia portata sui punti di ricarica.

Dettaglio di un uomo che inserisce spinotto di ricarica nella propria auto elettrica

A livello normativo questa categoria è già stata inquadrata molto precisamente, sia per tutelare la sicurezza degli utenti, sia per garantire un servizio affidabile.

Attualmente, in totale, sono disponibili 4 modi di carica differenziati in funzione del regime (AC, CC), della corrente massima, del tipo di connettore (presa/spina), delle caratteristiche dell’eventuale comunicazione/controllo tra il veicolo e la stazione di carica.

Secondo la norma CEI EN 61851-1 di questi, in Italia, sono ammessi preferenzialmente il modo 1 in luogo privato e il modo 3 per luoghi aperti al pubblico. Diverse le implicazioni dal punto di vista della sicurezza e, naturalmente, ciascun metodo di carica ha specifici vantaggi e svantaggi, vediamoli nel box qui sotto.

Uno schema che illustra i 4 modi di ricarica per i veicoli elettrici

Modalità di ricarica:

Modo 1

Il Modo 1 di carica si riferisce al collegamento del veicolo elettrico alla rete di alimentazione AC utilizzando prese e spine normate fino a 16 A, ovvero ordinarie prese e spine per uso domestico (in Italia CEI 23-50) o industriale (CEI EN 60309-2), oppure prese e spine speciali ma comunque conformi ad una (qualsiasi) norma internazionale IEC.

Questo tipo di ricarica, in Italia, non è ammesso nelle aree pubbliche e private accessibili al pubblico in quanto presenta potenziali problemi di sicurezza. Il funzionamento sicuro di un punto di carica di Modo 1 dipende infatti dalla presenza di adeguate protezioni dal lato impianto: protezione contro le sovracorrenti, impianto di terra, protezione contro i contatti.

Modo 2

Come per il Modo 1, anche il Modo 2 in Italia non è consentito nelle aree pubbliche. Scopriamo il perché.

Anche il Modo di carica 2 per il collegamento del veicolo elettrico alla rete di alimentazione prevede prese e spine conformi ad uno standard IEC (ordinarie o ad hoc) ma con corrente nominale fino a 32 A. È prevista una protezione supplementare garantita da un box di controllo collocato sul cavo tra il veicolo elettrico e la stazione di ricarica.

Oltre agli ovvi svantaggi di avere un dispositivo di controllo posizionato sul cavo, lo svantaggio principale del Modo 2 è che il box di controllo protegge il cavo a valle e il veicolo, ma non la spina stessa, che in realtà risulta essere uno dei componenti più soggetti ad usura.

Modo 3

Il Modo di carica 3 (AC) consiste nel fornire alimentazione al caricabatterie interno al veicolo. La colonnina è quindi un “semplice” erogatore, il caricabatterie vero e proprio è quello integrato nel veicolo; per le auto la presa è uguale in tutta Europa e si chiama “Tipo 2” – in Italia spesso viene chiamata Mennekes. Dalla norma è richiesto un contatto pilota di controllo tra il sistema di alimentazione e il veicolo elettrico con le seguenti funzioni:

– inserimento dei connettori

– continuità del conduttore di protezione

– funzione di controllo attiva.

Modo 4

Il modo di carica 4 consiste invece nel fornire alimentazione in corrente continua direttamente alla batteria del veicolo elettrico. Con il modo di carica 4 il caricabatterie non è più a bordo del veicolo ma nella stazione di carica. Questa diventa un vero e proprio caricabatterie esterno al veicolo, che la rende più voluminosa, pesante e costosa rispetto a quelle AC Modo3.

Anche il Modo 4 attualmente in Italia è permesso in ambiente pubblico. Per questioni di sicurezza la norma specifica però che quando la ricarica viene eseguita in ambienti aperti a terzi deve essere adottato il Modo 3.

Questi sono aspetti estremamente importanti da considerare, in quanto indispensabili per far sì che le colonnine siano collocate sul territorio nella maniera corretta e nel rispetto della sicurezza pubblica.

Questi apparecchi non sono utili soltanto a fornire dei punti di ricarica, ma possono dimostrarsi anche degli ottimi punti di riferimento territoriali. Infatti, le colonnine spesso offrono diversi servizi che possono dimostrarsi veramente funzionali per migliorare la sicurezza del territorio.

È possibile trovare degli attrezzi adatti alla manutenzione della bici o a risolvere i piccoli imprevisti che possono presentarsi durante il viaggio; possono anche diventare dei veri e propri punti di riferimento territoriali grazie all’installazione di dispositivi come i servizi S.O.S o di telecamere di sorveglianza del territorio. Alcune di queste propongono addirittura la possibilità d’installare il defibrillatore, in questo caso però è importante specificare che le normative di regolamentazione sono decisamente più stringenti e che quest’ultimo dovrebbe essere utilizzato da personale qualificato a farlo.

Naturalmente il discorso delle colonnine richiede anche un’analisi su quanto concerne la fornitura dell’energia e sui costi di ricarica di quello che potremmo definire “il pieno” per le diverse batterie.

Di fatto, trattare di colonnine significa parlare della rete di distribuzione dell’energia per il trasporto del futuro ed è opportuno compiere qualche riflessione sulla gestione nello sviluppo di questo servizio.

Un'auto elettrica collegata ad una colonnina per la ricarica

Il primo dubbio che si potrebbe sollevare è quello dell’elevato rischio di incappare nel monopolio di un unico fornitore. È noto, ad esempio, che Enel abbia avviato una politica commerciale tale per cui propone gratuitamente a pubblico e privato l’installazione di colonnine per la ricarica, vincolando giustamente alla sua rete di distribuzione chi usufruisce del servizio. Senza dubbio un’azione che facilita enormemente la distribuzione di questo servizio sul territorio, in particolare in quelle realtà dove il potere d’acquisto delle amministrazioni è fortemente ridotto. Tuttavia il rischio è che l’equilibrio del libero mercato si sposti troppo decisamente verso un unico fornitore di energia.

Importante anche l’analisi dei costi di ricarica che sono estremamente variabili a seconda della modalità di ricarica e della sorgente utilizzata: naturalmente i costi di ricarica di un’e-bike sono decisamente contenuti e la disparità risolta veramente minima, tuttavia nel box qui sotto vi lasciamo un’interessante analisi fatta su due autovetture particolarmente note sul mercato che rendono più evidente le differenze dei costi.

Dettaglio di una presa per la ricarica di un'auto elettrica

Costi ricarica auto (dati precedenti alla crisi energetica):

  • TESLA S (batteria 110 KW) | RICARICA LENTA – costo medio € 0,40/KW | costo pieno = € 44,00
  • TESLA S (batteria 110 KW) | RICARICA VELOCE – costo medio € 0,55/KW | costo pieno = € 60,50
  • TESLA S (batteria 110 KW) | RICARICA IN CASA PRIVATA – costo medio € 0,20/KW | costo pieno = € 22,00
  • VW ID3 (batteria 77 KW) | RICARICA LENTA – costo medio € 0,40/KW | costo pieno = € 30,80
  • VW ID3 (batteria 77 KW) | RICARICA VELOCE – costo medio € 0,55/KW | costo pieno = € 42,35
  • VW ID3 (batteria 77 KW) | RICARICA IN CASA PRIVATA – costo medio € 0,20/KW | costo pieno = € 15,4

L’esempio rende evidente quanto l’erogazione di questo servizio possa essere vantaggioso per un singolo gestore che, erogando il servizio a € 0,30/KW, avrebbe un buon margine di guadagno che lo porterebbe ad ammortizzare il costo della colonnina stessa in poco tempo. Questa potrebbe essere inoltre una soluzione interessante per la capillarizzazione dei servizi sul territorio, pensiamo ad esempio a tutti gli alberghi, i B&B, i noleggiatori e i negozianti di biciclette. Sono tutte realtà che potrebbero installare una colonnina in grado di creare un profitto e avere una funzione sociale non trascurabile.

Simbolo di un'auto elettrica apposto sopra ad una postazione di ricarica

Il mondo della bici sta vivendo due rivoluzioni in parallelo, nell’utilizzo e nella tipologia di propulsione; questi cambiamenti portano numerose opportunità di crescita sia economica che civile, noi di BiciLive crediamo fortemente in questo futuro e per questo motivo in questo articolo abbiamo ritenuto importante dedicare un’introduzione all’argomento delle colonnine, tema che sicuramente in futuro si arricchirà di approfondimenti e ulteriori spunti.

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