Sono un appassionato di bici, ma anche di filosofia. La insegno nei miei corsi. Sono due attività apparentemente distanti che non sembrano avere nulla in comune, ma ad un’analisi più attenta scopriremo insieme che non è affatto così.

Usare la testa in modo critico e autonomo, non procedendo allineati nel gregge del pensiero comune, è già una delle azioni più rivoluzionarie che si possano mettere in atto. È sempre importante analizzare la vita, gli hobby, il nostro comportamento, gli accadimenti che avvengono nella società alla luce degli insegnamenti che ci possono fornire.

Si tratta di saper trarre ispirazione dalla vita per educarsi alla vita stessa. Alimentare lo spirito che, come affermava Nietzsche, è la vita che incide sé stessa.

La bici l’ho scoperta presto, avevo undici anni e mi ha sempre donato un senso di infinita libertà. Senza bisogno di motori, treni, aerei, prenotazioni o programmazioni particolari, puoi salire in sella e spingere con le tue gambe nella direzione che ti ispira di più.

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Albert Einstein diceva: ”La vita è come andare in bicicletta: per mantenere l’equilibrio devi muoverti”.

Già, se ti fermi, cadi a terra, non c’è ragione che tenga. Quindi piano o forte che tu vada devi sempre pedalare, in caso contrario sai che succederà qualcosa di spiacevole, perderai il tuo equilibrio e con esso la tua integrità fisica.

Questa regola vale nella vita di tutti i giorni, metafora cruda ma efficace di ciò che pensiero e anima devono fare con lavoro di muscoli e cuore. Chi si ferma è perduto!

Lao Tzu, l’antico autore del Tao Te Ching, l’opera cinese più tradotta di tutti i tempi e libro guida della religione/filosofia conosciuta come Taoismo, affermava che ogni cosa è in continuo mutamento esattamente come il nostro giro in bici, ogni pedalata è diversa dall’altra, anche se appaiono tutte uguali, una sarà più forte per affrontare un tratto disconnesso, una semplice e rotonda, una di media intensità, una un semplice giro di pedali a vuoto, una associata a un pensiero, una a un’emozione, una a un altro pensiero, una immersi nel verde, una davanti a un palazzo di cemento, una con una macchina a fianco, una nella solitudine di un bosco e così via.

Raffigurazione storica di Lao Tze o Laozi

Raffigurazione storica di Laozi (in alternativa chiamato Lao Tze).

L’unica cosa che non muta mai è il mutamento delle condizioni in cui eseguiamo quella pedalata. Un viaggio dentro e fuori di noi.

Ci vestiamo, decidiamo quale bici prendere se ne abbiamo più di una (fortunati!), e appena usciti dal garage inizia la nostra avventura, il viaggio interiore accompagnato dal viaggio esteriore. Ognuno spalma i suoi ricordi, i suoi affanni, le sue ansie su quell’asfalto che fa girare le gambe e riempie e svuota i polmoni o su una discesa scassata dove la mente prende una pausa forzata perché è troppo occupata a gestire un equilibrio precario che non si deve trasformare in una rovinosa caduta.

Devi partecipare a questo viaggio, ma in quale misura? Entri nell’agone e dimostri al mondo a colpi di virtù esibita quanto vali, trasformi la tua vita in un inferno di competizione dove sei contro tutti e primeggiare è la parola d’ordine?

No, certo che no perché sai che ”la via del saggio è agire, ma non competere”, te lo devi cesellare il tuo mondo perché ti sia comodo. Il tuo giro deve assecondare il tuo stato d’animo, puoi competere, abbassare un tempo, ma devi anche incantarti di fronte a un panorama, prendere una pausa davanti a una birra o un caffè in compagnia di un amico di avventura.

Foto storica del filosofo Nietzsche in bici

Il filosofo Nietzsche in bici.

Un buon viaggiatore non ha piani precisi e il suo scopo non è arrivare.

Per convincere chi ancora avesse dubbi su questa sincronia meravigliosa tra filosofia e bicicletta chiamiamo in causa nuovamente un gigante del pensiero, Friedrich Wilhelm Nietzsche: ”Ci saranno sempre pietre sulla strada davanti a noi. Saranno ostacoli o trampolini di lancio; tutto dipende da come le usiamo”.

Chi va in MTB sa che sul sentiero le pietre non mancheranno mai, i più audaci sapranno trasformarle in salti, trampolini di lancio che aumenteranno la velocità di percorrenza, altri cercheranno di evitarle e alcuni si fermeranno perché si faranno intimorire. Percorso di vita e sentiero, due amici stretti capaci di specchiarsi l’un l’altro. Ancora una volta simili, come mai avremmo pensato.

Decidiamo di scalare quella montagna per arrivare a quel bel rifugio dove potremo godere un panorama mozzafiato, ma alla nostra mente si affacciano dubbi e timori, ce la farò? Faticherò troppo? Quale sentiero sarà più conveniente?

Un rider pedala per una salita in sella alla propria mountainbike

Risponde sempre lui, Nietzsche: ”Quanto manca alla vetta? Tu sali e non pensarci”.

Non pensate troppo, non permettete che la vostra mente metta il carro davanti ai buoi: uscite, pedalate, provate, sbagliate, riprovate, vincete… l’unico peccato è non partecipare.

Se troverete la forza e il coraggio di provarci raggiungerete la vostra personale vetta e potrete respirare lassù l’aria pulita che solo chi sa osare può assaporare. Sì, perché come ripeteva Oscar Wilde: “Ciò che non abbiamo osato abbiamo certamente perduto”.

Emile Zola sosteneva: “Se avessi una figlia la metterei in sella perché impari ad affrontare la vita”.

Con Zola, la bicicletta diviene metafora delle difficoltà che saprà superare solo chi sa salire, sudare, patire, perché non puoi delegare ad altri, ci sei tu e la salita e se vuoi farcela la devi affrontare, devi amare lo sforzo e farlo diventare parte di te. Si tratta di un formidabile allenamento alla tenacia, una palestra per la determinazione.

Un ciclista in sella alla bici da corsa davanti ad un suggestivo rettilineo stradale

Speri di trovare un pianoro dietro quella curva lassù, ma giunto lì devi continuare a spingere, impari così a parzializzare gli obbiettivi a non pretendere tutto e subito, a capire che solo un passo per volta, in questo caso una pedalata per volta, ti consentirà di raggiungere il risultato che desideri: una delle migliori lezioni di vita.

Nel 1913, durante il Tour de France, la forcella anteriore di Eugene Christophe si ruppe costringendo il ciclista a trascinare a piedi la bicicletta per ben 14 km, fin quando non raggiunse un fabbro che riparò il mezzo permettendo all’uomo di riprendere la competizione. All’epoca infatti era consentito l’uso di una sola bicicletta per ogni gara. Nel luogo in cui avvenne la storica riparazione, oggi sorge un monumento commemorativo.

Quale miglior esempio di eroica determinazione, di coerenza inossidabile al raggiungimento dei propri obiettivi? Chiunque può arrendersi, è la cosa più semplice del mondo. Ma resistere quando tutti gli altri si aspettano di vederti cadere a pezzi, questa è la vera forza.

Muhammad Alì diceva: “Dentro un ring o fuori, non c’è niente di male a cadere. È sbagliato rimanere a terra”.

Uno scatto dello storico pugile Muhammad Alì

Il celeberrimo campione di boxe Muhammad Alì.

Queste frasi non potrebbero interpretare meglio il comportamento di Eugene Cristophe. Di fronte alla più inclemente sfortuna ha percorso 14 lunghi km sapendo che ad ogni passo avrebbe accumulato secondi di ritardo che l’avrebbero separato sempre di più dal trionfo eppure non ha desistito, ha forgiato la sua determinazione al fuoco della volontà, ottenendo di prepararsi a vincere la prima maglia gialla nel 1919 per un totale di quattro tappe in carriera al Tour de France e una vittoria alla Milano-Sanremo.

Un vincente trova sempre una strada, un perdente trova sempre una scusa, parole di Lao Tzu.

Eddy Merckx fu soprannominato “Il Cannibale” per la sua fame insaziabile di vittorie e tanto per rendere l’idea basta pensare che si aggiudicò per ben sette volte la Milano-Sanremo. Ho citato questo campione perché Ugo De Rosa (per chi non lo sapesse è un noto costruttore di bici da strada) racconta che arrivasse a cambiare 50 biciclette in un anno. Per vincere cercava sempre la strada/bici migliore, quella che gli permetteva di esprimersi al meglio in gara.

Uno scatto storico della leggenda del ciclismo Eddy Merckx

La leggenda del ciclismo Eddy Merckx.

Possiamo concludere filosoficamente con una domanda: “È la filosofia a diventare ispirazione per la bicicletta o è forse la bicicletta a diventare ispirazione per la filosofia?”

Buone pedalate filosofiche a tutti.

A proposito dell'autore

Appassionato da sempre di sport. Le bici e le arti marziali lo accompagnano sin da bambino. Ama qualsiasi disciplina che preveda l’uso di due ruote a pedali, anche se la vocazione per eccellenza è la Mountain Bike, specie quando punta verso la discesa. Il Taijiquan diventa mestiere e la bici si coniuga perfettamente con la passione per la scrittura grazie alla collaborazione con la redazione di BiciLive.it.