Auto e bici non vanno d’accordo, quando in una città il numero di ciclisti aumenta diventa difficile e rischioso far convivere automobili e biciclette

Il tessuto urbano delle nostre città è stato concepito per le auto (in termini di “mezzi di trasporto” ovvio che il tessuto urbano comprenda anche i marciapiedi per i pedoni… NdA), non per le bici e le piste ciclabili vengono realizzate ritagliando delle strisce qua e là sull’asfalto.

Naturalmente è un discorso generalizzato alla maggior parte delle città, non metto in dubbio che ci sono realtà ben sviluppate da un punto di vista di viabilità ciclistica, ma se il futuro sarà a pedali con un numero sempre crescente di utenti, dovranno essere fatti degli interventi davvero importanti al tessuto urbano.

Le strade attuali difficilmente vedranno una felice convivenza tra bici e automobili. La tensione tra automobilisti e ciclisti è fortissima, le bici e le auto non conciliano, le bici vanno piano (soprattutto i ciclisti “tartaruga”, quelli che vanno piano come molti utenti di una certa età NdA) e sono di ostacolo alla mobilità su quattro ruote.

Milano: potenziale ciclabile 100%, ma…

Prendiamo Milano come esempio: è una città piatta, non è assolutamente grande come dimensione, si attraversa in meno di mezzora in bici (modalità “lepre” ovviamente NdA), ha un potenziale ciclabile altissimo. Ha delle nuove piste ciclabili, ma senza cordoli divisori – che impediscono alle auto di invadere la ciclabile e soprattutto di parcheggiarci in mezzo! – inoltre finiscono nel bel mezzo del traffico.

automobili incolonnate nel traffico cittadino

La pista ciclabile dunque non ha molta utilità, visto che poi sparisce nel nulla.

Non esiste una vera e propria rete-ciclabile, ma segmenti sparsi che “fanno numeri”, “fanno km” di pista ciclabile dichiarati, ma per chi la bici la usa davvero, queste piste ciclabili sono inutili, anzi, spesso sono rischiose: perché moto e auto invadono questi tratti rischiando di investire i ciclisti che devono tenere gli occhi ancora più aperti pur essendo “nel loro territorio”.

Lo stato di fatto è che le strade sono il territorio delle auto e le biciclette sono un “ostacolo” alla viabilità, attualmente il traffico di Milano lo fanno le auto, è evidente.

Dunque? Soluzione?
Realizzare delle strade adeguate e riservate alle bici, realizzate ad hoc solo per loro.

Sarebbe bello vero? Ma è solo utopia?

La proposta di Foster per la mobilità urbana: SkyCycle

Una simulazione di SkyCycle, strade per le bici sospese

Ci sono città che hanno molti più utenti ciclisti di Milano, come ad esempio Londra, dove sono stati calcolati circa 500 mila spostamenti ogni giorno con una stima per il 2020 di 1,5 milioni.

Un futuro davvero inimmaginabile sulle strade londinesi affollate di auto. Il noto architetto e designer e britannico Norman Foster (con la collaborazione di Exterior Architecture e Space Syntax) propone una soluzione “parallela”: SkyCycle.

Una sopraelevata ciclabile che si diramerà per circa 220 km sopra il tessuto urbano di Londra.

Utopia? No, è un progetto che probabilmente sarà realizzato, il sindaco Boris Johnson ne è entusiasta, vediamo se ne sarà anche un sostenitore ed “esecutore”. Il costo, dicono, è molto più basso rispetto alla realizzazione di nuove strade-per-auto.

Può essere vero, visto che il peso delle bici è molto inferiore a quello dei veicoli a motore e le infrastrutture saranno certamente più “snelle”.

Lo speriamo fortemente, perché sarebbe un esempio da prendere come riferimento in tutto il mondo, a patto che, una volta realizzato, fili tutto liscio.

Ecco un video dedicato al progetto:
https://www.youtube.com/watch?v=HgiEspxp9PQ

Sopraelevate per biciclette: ci vorrà tempo

Ci sono naturalmente già delle critiche su questo progetto: chi dice che le rampe di accesso saranno troppo ripide, che a quell’altezza ci sarà troppo vento… fatto sta che se il numero sempre crescente di ciclisti resta in città le strade saranno intasate di auto e bici, a discapito di queste ultime naturalmente.

Anche se auspichiamo che il numero di utenti in bici cresca, non possiamo di certo aspettarci un cambiamento istantaneo, troppe persone faticano a cambiare abitudini, siamo una “specie pigra” che si sa adattare, vero, ma ci mette tempo…

Dunque non sarà rapido vedere un processo inversamente proporzionale tra utenti auto e bici (cioè diminuzione utenti auto e aumento utenti bici NdA). No, sarà un processo lento e ci vorrà tempo prima di poter contare 12.000 ciclisti l’ora sulla sopraelevata SkyCycle di Londra

 La mappa dello Sky Cycle, il progetto di Norman Foster

Questa è la mappa dello Sky Cycle, il progetto di Norman Foster con la collaborazione di Exterior Architecture e Space Syntax, per la mobilità ciclabile di Londra

Auto e biciclette: per ora non ci resta che convivere

Per il momento, prima di poter “sorvolare la città” con le proprie biciclette, a tutti gli utenti, automobilisti e ciclisti, di Londra e del resto del mondo, non resta che sfrecciare sulle strade e sulle ciclabili a disposizione e convivere, ma con gli occhi ben aperti e rispettando (da entrambe le parti) le regole del codice della strada, è un nostro diritto transitare sulle strade è un nostro dovere rispettare le regole.

A proposito dell'autore

Appassionato di mountainbike dalla nascita, scopre la fotografia molto giovane, dopo la laurea in architettura non abbandona il sogno di lavorare come fotografo e da quel momento inizia la sua vera carriera da professionista lavorando come fotografo specializzato nell'action photography e fornendo servizi ad aziende di ogni genere... Attualmente ha il ruolo di Direttore Responsabile di BiciLive.it