Con una rete di oltre 350mila chilometri (e in continua espansione), l’Olanda è la nazione con la più alta densità di ciclabili al mondo.

Qui si fa presto a fare una ciclabile, perché a eccezione delle aree pedonali nei centri storici delle grandi città e delle autostrade riservate alle auto, tutte le altre strade consentono il traffico delle bici e sono organizzate affinché questo avvenga in sicurezza.

Per forza di cose però, laddove lo spazio non è sufficiente o dove sorgano altri vincoli strutturali, non sempre è possibile costruire una corsia riservata alle bici affianco a una strada esistente. E allora si ricorre a soluzioni diverse, che consentano comunque ai ciclisti di circolare in serenità.

Un famoso proverbio recita che “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare” ma forse qui in Olanda le cose stanno esattamente al contrario. Si fa presto a fare una ciclabile… ma è un po’ più difficile dire che tipo di ciclabile sia.

In particolare, ci sono tre grandi categorie di percorsi ciclabili:

  • la pista ciclabile (Fietspad)
  • la corsia ciclabile (Fietsstrook)
  • la strada ciclabile (Fietsstraat)

Questo articolo è il secondo della serie dedicato ai Paesi Bassi. Nel primo articolo dedicato alla Storia della mobilità ciclabile in Olanda abbiamo raccontato cosa sia successo a partire dagli anni Settanta a oggi in questa nazione del Nord Europa e quali dinamiche abbiano portato al diffondersi dell’uso della bicicletta nella vita di tutti i giorni, dal fare la spesa al portare i figli a scuola al commuting casa-lavoro.

Qui parleremo nel dettaglio delle infrastrutture. Il nostro sguardo ha sempre un occhio di stupore e di curiosità, e dentro di noi nutriamo la speranza di trovare soluzioni da replicare anche in Italia.

E allora, iniziamo.

La pista ciclabile olandese Fietspad

Fietspad, la pista ciclabile

Fietspad significa letteralmente “sentiero per le bici”. Corrisponde alla nostra pista ciclabile. È un tratto di strada o percorso separato dalla carreggiata riservata al traffico di auto e adibita a esclusivo uso delle biciclette. Fino al 1995, anche i motociclisti potevano circolare sulla pista ciclabile nei Paesi Bassi.

Secondo il Codice della Strada, una fietspad non è una carreggiata. Una strada con pista ciclabile su entrambi i lati non è quindi una strada a più corsie.

A volte il percorso è solo su un lato della strada ed è a doppio senso di marcia, ma nelle aree urbane di solito c’è una pista ciclabile a senso unico su entrambi i lati della strada (oltre ai marciapiedi, che si trovano sul lato di piste ciclabili). Se una strada non ha un sentiero o un marciapiede ma ha una pista ciclabile, anche i pedoni possono seguire la pista ciclabile.

Le fietspad si distinguono per il loro asfalto di colore rosso mattone. In altri casi, laddove dove il manto stradale non sia asfaltato, sono previste piastrelle colorate, vernice o ghiaia che fungono da superficie.

La prima pista ciclabile rossa è stata costruita a Tilburg intorno al 1980 ma la storia delle ciclabili in Olanda iniziò già cent’anni prima.

Un semaforo presente sulla ciclabile olandese Fietspad

La prima ciclabile? Quasi 130 anni fa

Una domenica pomeriggio del settembre 1885, la via urbana Maliebaan a Utrecht fu aperta alle biciclette. In quella via si trovava anche la sede dell’allora Associazione Ciclistica Generale Olandese, “Het Nederlandsche Vélocipèdisten-Bond”.

La prima vera pista ciclabile olandese fu però creata nel 1896, tra Nuenen, la città dove visse anche Vincent Van Gogh, ed Eeneind, un sobborgo di Nuenen.

Dal 1900, la costruzione di piste ciclabili ha vissuto un vero e proprio boom, parallelamente al diffondersi dell’automobile, che lasciava meno spazio e meno sicurezza ai ciclisti.

Negli anni Trenta tuttavia, la scarsa qualità del manto stradale delle ciclabili non invogliava molto i ciclisti a percorrerle. Fu solo a partire dalla Seconda Guerra Mondiale che il Codice della Strada dei Paesi Bassi obbligò i ciclisti a utilizzare le piste ciclabili laddove presenti. Contemporaneamente, si cominciò ad avere una maggiore cura delle stesse.

Oggi le piste ciclabili sono curate nei minimi dettagli e regolarmente asfaltate.

Una pista ciclabile olandese passa sopra un ponte sollevato

Le piste ciclo(motor)abili e strade ciclabili private

Dal 15 dicembre 1999, nei Paesi Bassi è stata operata una distinzione ulteriore tra “piste ciclabili” (fietspad) e “piste ciclabili/per ciclomotori” (brom/fietsspad). Una fietspad è percorribile solo da ciclisti, una brom/fietsspad anche da ciclomotori.

Il ciclomotore deve avere un limitatore di velocità a 30 km orari e deve avere una larghezza pari o inferiore a 0,75 metri. Curioso è sapere che non è obbligatorio l’uso del casco.

Prima del 1999, la distinzione tra piste ciclabili e piste ciclabili/per ciclomotori non esisteva e tutte le piste ciclabili erano destinate anche ai ciclomotori.

Ci sono anche piste ciclabili separate che non portano a una strada: queste sono chiamate piste ciclabili solitarie. Nelle aree urbane si tratta spesso di brevi percorsi che collegano quartieri o distretti. Tale infrastruttura ciclistica viene utilizzata principalmente nelle nuove città come Houten e Lelystad.

La pista ciclabile Houten presente in Olanda

Nelle aree rurali e naturali, le piste ciclabili solitarie sono talvolta costruite appositamente per i ciclisti ricreativi. Spesso sono anche strade gestionali di proprietari terrieri che vogliono ciclisti ma senza traffico veloce sulla loro proprietà.

Nelle campagne, specialmente nell’est dei Paesi Bassi, la maggior parte dei percorsi sono stati costruiti da associazioni di piste ciclabili. Tali percorsi sono quindi spesso utilizzati come componente principale delle piste ciclabili ricreative.

A volte vengono costruite strutture extra per piste ciclabili solitarie, come ponti e tunnel ciclabili.

Una pista ciclabile olandese passa sotto un ponte

Fietsstrook, la corsia ciclabile

E se non c’è posto per costruire una pista ciclabile di fianco alla strada del normale traffico di auto, cosa si fa? Le soluzioni sono due. La prima è la fietsstrook.

Strook in nederlandese significa corsia. Una fietsstrook è quindi una parte della carreggiata riservata ai ciclisti. È riconoscibile dai simboli della bicicletta. L’asfalto di una fietsstrook è spesso rosso. Il colore rosso non ha alcun significato legale.

Quando la striscia è solo rossa, allora la corsia è ufficialmente chiamata “corsia di suggerimento per biciclette” e anche altri veicoli possono utilizzarla. Spesso una linea continua è disegnata a terra per dividere la parte di carreggiata destinata alle auto dalla parte di carreggiata dipinta in rosso e destinata alla funzione di corsia ciclabile: in tal caso, i conducenti di veicoli a motore non possono entrare nella corsia ciclabile.

Se invece la linea è tratteggiata, i conducenti di veicoli a motore possono utilizzare anche quel tratto di corsia, a patto che non intralcino i ciclisti.

Le corsie ciclabili hanno uno status legale nei Paesi Bassi, pertanto è consentito sostare o parcheggiare su o accanto a una linea continua.

La pista ciclabile Fietsstrook presente in Olanda

Fietsstraat, la strada ciclabile

Ed eccoci alla terza tipologia di percorso ciclabile, la fietsstraat. Letteralmente significa: “strada per le bici”.

La prima strada ciclabile nacque in Germania nel 1990, nella città di Münster. In Olanda la prima fietsstraat nacque nel 1996, a Utrecht. Ma, come vedremo tra poco, non ebbe subito un immediato successo.
Una strada ciclabile è una strada progettata come una pista ciclabile, ma molto più larga e sulla quale sono ammesse anche le auto.

Quando ci si imbatte in questa tipologia di strada, spesso non esiste una strada per le auto. La fietsstraat è l’unica opzione. Le auto possono percorrerla ma… come ospiti. Il che significa che devono dare la precedenza ai ciclisti e procedere a una velocità molto moderata.

Questa soluzione è stata studiata in tutti quei casi dove non ci sarebbe stato spazio per costruire una ciclabile parallela alla strada. Ad esempio, negli abitati urbani. Gli olandesi hanno quindi trovato una soluzione originale: anziché rendere i ciclisti “ospiti” della strada per le auto, hanno reso gli automobilisti “ospiti” della strada per le bici.

La pista ciclabile Fietsstraat Achterdijk presente in Olanda

La scritta sul cartello nella foto è rivolta ai conducenti di veicoli a motore e dice: “Fai attenzione alla tua velocità” (Let op uw snelheid) e “Dai spazio sufficiente ai ciclisti” (Geef fietsers de ruimte).

La linea nera che si osserva al centro della sede stradale è una sorta di leggero dosso, che obbliga gli automobilisti a rallentare considerevolmente la propria velocità e ad allargare la loro traiettoria se vogliono superare i ciclisti senza danneggiare il proprio veicolo. Questo consente di rispettare sempre un metro e mezzo di distanza durante la fase di sorpasso.

In sintesi: dove è possibile, si costruisce una pista ciclabile (fietspad) di fianco alla strada delle auto. In alcuni casi, la ciclabile può ospitare anche i ciclomotori (bromfietspad) Se non c’è sufficiente spazio, le soluzioni sono due: per le strade extraurbane molto trafficate dalle auto, si dedica parte della carreggiata alle bici, creando una corsia ciclabile (fietsstrook). Nelle strade urbane dove si viaggia a meno di 30 chilometri orari, si trasforma la strada in strada ciclabile (fietsstraat).

In questo modo, è possibile, per esempio, percorrere 100 chilometri da Utrecht a Eindhoven solo su ciclabile, come abbiamo fatto in questo video.

Altre volte, però, le fietsstraat vengono costruite anche su determinati percorsi a lunga percorrenza per promuovere il comfort dei ciclisti nel traffico pendolare. Queste strade ciclabili sono spesso ricavate seguendo i resti di un percorso di una ex linea ferroviaria.

Una strada ciclabile molto famosa è quella costruita sul tracciato dell’ex linea ferroviaria tra Tilburg (in Olanda) e Turnhout (in Belgio): taglia la regione del Brabante da nord a sud. Altri esempi sono la linea ferroviaria 83 tra Zwevegem e la stazione di Kortrijk e la linea ferroviaria 62 tra Ostenda e Torhout.

Foto di Utrecht 1996

Utrecht, 1996.

Ciclabili e Olanda: non fu sempre rose e fiori

La creazione di soluzioni per il traffico delle biciclette non è sempre stata felice. La prima fietsstraat, per esempio, fu un vero e proprio fiasco.

Fu costruita a Utrecht, nel 1996, sull’arteria urbana chiamata “Burgemeester Reigerstraat”. Il progetto di allora prevedeva un muretto divisorio alto circa 10 centimetri e posto al centro della strada. Il risultato fu disastroso.

Il traffico dei veicoli rallentò, gli autobus dovevano aspettare i ciclisti, e quando finalmente avevano sufficiente spazio per superarli, i ciclisti si spaventavano e spesso saltavano sul marciapiede per evitare il contatto.

Tre anni più tardi, il muretto divisorio fu rimosso, ma le bici hanno sempre continuato a circolare in quel tratto di strada (oggi se ne contano 18mila al giorno…).

Foto di Utrecht nel 2020

Utrecht, 2020.

L’anno scorso, l’assessore alla mobilità Lot van Hooijdonk ha deciso di stendere di nuovo il “tappeto rosso” per le due ruote.

La nuova soluzione prevede una strada unica, senza divisorio, color rosso, sulla quale i ciclisti condivideranno la strada con autobus e auto. Entrambe le strade avranno ampi marciapiedi su entrambi i lati. Tra carreggiata e marciapiedi troveranno posto parcheggio, carico e scarico, parcheggio biciclette e verde, alberi e terrazzi.

Se anche l’Olanda, maestra nel costruire ciclabili, ogni tanto commette qualche errore di valutazione, forse questo può edulcorare la delusione per qualche ciclabile venuta “male” in Italia.

Con la speranza che anche le nostre amministrazioni, provandoci e sbagliando, possano imparare dall’esperienza sul campo, magari studiando gli esempi virtuosi già esistenti all’estero.

Una foto della segnaletica dedicata alle bici presente in Olanda

Segnaletica e percorsi speciali

Tutti i percorsi ciclabili sono provvisti di cartelli stradali ad hoc. In particolare, i cartelli bianchi con scritte rosse indicano le direzioni da seguire per una determinata destinazione. Riportano in rosso il nome della città e la distanza chilometrica. In alcuni casi, in un riquadro colorato è indicato un numero, che indica il numero delle ciclabili. Sì, proprio come le superstrade, anche le piste ciclabili hanno il loro numero.

Poi esiste la segnaletica dei knoppunten (letteralmente: punti di incrocio).

A guardare tutto l’intersecarsi di ciclabili olandesi sulla mappa, si nota una vera e propria rete. Ogni volta che due ciclabili si incrociano, a quell’incrocio viene assegnato un numero. Il ciclista che vuole arrivare a una determinata destinazione, potrà seguire semplicemente i cartelli che indicano le direzioni per seguire un punto dopo l’altro, un incrocio dopo l’altro, la meta della sua destinazione.

A (quasi) ogni incrocio è infatti presente una mappa riepilogativa con tutta la rete ciclabile della regione.

La ciclabile Knoppunten presente in Olanda

Dalla rete ai percorsi culturali

Ci sono poi ciclabili che costruiscono veri e propri itinerari turistici, come la “Van Gogh Fietsroute“, una serie di itinerari ciclabili che si snodano a nord di Eindhoven e attraversano tutti i luoghi cari al pittore olandese, dove egli era solito vivere e trarre ispirazione per i suoi quadri.

Ma di questo parleremo nel dettaglio in un prossimo articolo, dedicato al turismo in bicicletta

A proposito dell'autore

Nato a Milano, ha imparato a destreggiarsi in fixed nel traffico. Cresciuto a pochi colpi di pedale dal Muro di Sormano, si è innamorato delle pendenze più impervie. Trapiantato in Trentino, ha lavorato come guida turistica in bici. Ora vive in Olanda, tra ciclabili e cargobike. Viaggia regolarmente in bikepacking e nell’estate 2016 ha pedalato per le strade d’Europa attraverso 13 nazioni e 3724 km in 31 giorni. Da qui il libro L’Europa in Bici.