L’avvento delle ebike ha portato nuova linfa al settore e l’ha spinto verso una crescita imprevedibile, traghettando le due ruote a pedali verso un rinascimento provvidenziale.

Inutile soffermarsi sulle motivazioni, ormai arcinote, che hanno portato a quest’esplosione. Più interessante e probabilmente più funzionale sarebbe spostare l’attenzione sull’impatto che questo sviluppo porta con sé e iniziare ad adottare dei comportamenti etici e virtuosi prima che sia necessario correre ai ripari.

Sarebbe auspicabile che la Bike Industry iniziasse a interrogarsi sul ciclo, non nel senso di prodotto, ma di percorso di vita che quest’ultimo compie. Perché l’ebike, oltre a portare con sé il grande beneficio di una mobilità più sostenibile, si trova vincolata a un impatto ambientale più complesso. Dalle materie prime impiegate, in particolar modo nelle batterie, allo smaltimento risultano già evidenti alcune criticità che ad oggi, forse, non hanno ancora ricevuto tutta l’attenzione necessaria.

Sicuramente lo smaltimento di questa tipologia di prodotti presenta alcuni problemi in quanto si tratta a tutti gli effetti di RAEE, ovvero di Rifiuti Apparecchiature Elettriche Elettroniche.

Ammasso di rifiuti elettrici ed elettronici

Tra display, motori, cablaggi e batterie, il numero di componenti presenti sulle bici a pedalata assistita che hanno un impatto grave sull’inquinamento è decisamente importante, soprattutto se lo si rapporta all’esponenziale crescita della domanda e, di conseguenza, dei prodotti in circolazione.

I RAEE fortunatamente non sono una novità ed esistono normative già abbastanza precise per la loro gestione e per il loro smaltimento.

Una su tutte è molto chiara, i produttori di AEE sono obbligati ad associarsi a un consorzio per la gestione di questi rifiuti.

Il consorzio si occupa della raccolta dei RAEE, di far sì che tutte le direttive del Decreto 49 siano rispettate e provvede al ritiro dei rifiuti presso le isole ecologiche comunali e presso quelle private come ad esempio quelle dei negozianti.

Quest’aspetto, probabilmente già conosciuto dai più, è un passaggio molto importante perché i produttori sono responsabili di quello che immettono sul mercato.

Qui è opportuno fare un’ulteriore precisazione: i produttori non sono coloro che producono fisicamente il prodotto, bensì viene considerato produttore chi immette l’ebike sul mercato italiano.

Ammasso di rifiuti elettrici ed elettronici

Quando un’azienda immette un prodotto in Italia, deve premurarsi di prendere contatto con un consorzio RAEE in modo da valutarne i costi e ottenere la consulenza sulla gestione del rifiuto.

I costi di smaltimento vanno per categorie di peso e sono da riferirsi al prodotto intero e non al singolo componente. Noi abbiamo contattato Erion che per i rifiuti compresi nella categoria 4 applica una tariffa compresa tra 1,30 euro e i 2,70 euro in base alla variazione del peso. Questo costo può essere immesso in modo esplicito in fattura fino a caricare di quest’onere il consumatore finale, aspetto interessante perché consente al produttore di ammortizzare completamente questa spesa andando a riversarla sull’utente finale.

Tra gli altri aspetti degni di nota nell’associarsi a un consorzio RAEE non vi è solo quello di mettersi in regola con la legge e affidarsi a un ente che gestisce i rifiuti, ma si ha la possibilità di usufruire di consulenze specifiche sul riutilizzo dei materiali riciclati.

I consorzi RAEE, in virtù del settore in cui operano, hanno maturato un’ampia esperienza sulla tipologia di materie che si possono recuperare e come queste possono essere impiegate.

Quindi se un’azienda del settore volesse aprire una produzione che preveda l’impiego di materie riciclate, sicuramente il consorzio saprebbe indirizzarla al meglio sia sull’impiego strutturale in cui utilizzare il materiale riciclato sia su che tipo di materia utilizzare.

Ammasso di rifiuti elettrici ed elettronici

Questo può essere un vantaggio tutt’altro che trascurabile, soprattutto considerando la direzione che fortunatamente stiamo intraprendendo e il ruolo sempre più da protagonisti che il recupero e il riciclo stanno guadagnando.

Le consulenze di tali realtà non si fermano tuttavia solo a quest’aspetto: infatti è possibile ricevere costanti feedback anche sul product design. Erion ci ha infatti evidenziato come spesso la difficoltà dello smaltimento o del recupero di alcuni materiali siano legate al product design e come l’impiego di alcuni collanti o schiume renda praticamente impossibili molte operazioni. Ruolo dei consorzi è anche quello di indirizzare le aziende verso una miglior gestione del prodotto consentendo uno sviluppo che sia in grado di favorire l’economia circolare.

D’altra parte la sfida del riciclo non è fatta esclusivamente di osservazione delle leggi ma dovrebbe esser fatta di buona imprenditorialità e di stretta cooperazione tra i player del mercato.

Oggi purtroppo le normative esistono ma non sono in grado di garantire un funzionamento ottimale di tutta la filiera. Basti pensare che ogni anno vengono recuperati solo 6 kg di RAEE procapite contro i 10 chiesti dall’unione e i 12 stimati dalle associazioni di categoria. Praticamente più della metà dei rifiuti scompare nel nulla, complici la scarsa comunicazione tra gli enti, poca campagna di informazione verso il cittadino e scarsa coesione da parte dei produttori per far pressioni a livello istituzionale e far sì che vengano implementati determinati servizi legati al recupero.

Ammasso di rifiuti elettrici ed elettronici

Associarsi a un consorzio RAEE e parteciparvi in modo attivo non vuol dire solo avere la coscienza a posto dal punto di vista giuridico, ma entrare a far parte di un sistema virtuoso che ha le competenze e la volontà di creare un’inversione di tendenza seria migliorando esponenzialmente queste pratiche oggi molto lacunose.

Decreto 49 Art. 8

Obblighi dei produttori di AEE (Apparecchiature Elettriche Elettroniche)

1. I produttori devono conseguire gli obiettivi minimi di recupero e di riciclaggio di cui all’Allegato V.

2. I produttori adempiono ai propri obblighi derivanti dalle disposizioni del presente decreto legislativo mediante sistemi di gestione individuali o collettivi, operanti in modo uniforme sull’intero territorio nazionale.

3. I produttori di AEE, attraverso uno dei sistemi di gestione di cui al comma 2, determinano annualmente e comunicano al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare l’ammontare del contributo necessario per adempiere, nell’anno solare di riferimento, agli obblighi di raccolta, trattamento, recupero e smaltimento imposti dal presente decreto legislativo, in misura tale da non superare la migliore stima dei costi effettivamente sostenuti. Il produttore, al momento della messa a disposizione sul mercato nazionale di un’AEE, può applicare sul prezzo di vendita della stessa il contributo, indicandolo separatamente nelle proprie fatture di vendita ai distributori. La presenza del contributo può essere resa nota nell’indicazione del prezzo del prodotto all’utilizzatore finale.

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