Mentre è in corso la nuova fase di pre-registrazione che dovrebbe “permettere al Ministero dell’ambiente di quantificare le risorse (teoricamente) necessarie a formulare una richiesta di rifinanziamento del Programma Sperimentale Buono Mobilità“, scrivo questo editoriale per esprimere e condividere una riflessione su quello che è stato (a mio avviso) un grave errore sulla gestione e impostazione del bonus mobilità, ormai giustamente ribattezzato bonus bici.

Settore bici in “difficoltà”

Parto facendo il punto sul settore del ciclo, un mercato che è stato catapultato da una situazione di totale paura e incertezza (fase 1° lockdown) a una situazione di “difficoltà”, da leggere appunto tra virgolette, perché è vero che tutte le aziende del ciclo sono in affanno per star dietro agli ordini, ma è anche pur vero che tutti gli operatori del settore bici e il suo indotto hanno tirato un sospiro di sollievo essendo tra quelle categorie merceologiche graziate dalla dura bastonata del Covid.

Una folla attende fuori da un negozio di bici

I negozianti di bici e di conseguenza i produttori si sono trovati nella “spiacevole” situazione di non riuscire a soddisfare l’enorme domanda di richiesta di biciclette, una domanda troppo alta per i numeri a cui questo settore era abituato e con una filiera che non è riuscita (per ovvie ragioni produttive) a triplicare i numeri di pezzi.

C’è chi continua ad accusare le aziende produttrici di componenti che non riescono a fornire i prodotti indispensabili per completare una bici, ma sfiderei chiunque ad affrontare una domanda così impressionante che, a detta di alcuni top brand del settore, si è diffusa non solo a livello nazionale ma anche globale.

Le aziende del ciclo e tutto il suo indotto sono in una situazione molto positiva ma resa difficile dalla difficoltà di reperire componenti per poter assemblare i modelli di bici e rifornire di conseguenza i negozi.

Alcuni brand usciranno con modelli 2021 già in questo mese di novembre mentre altri brand snoccioleranno le uscite tra la fine di questo anno e i primi mesi del 2021, con voci di corridoio (da prendere molto con le pinze) che annunciano modelli 2022 già nei negozi nella prossima primavera. Insomma, una situazione “difficile” ma altrettanto confortante per tutto il settore.

Una folla attende fuori da un negozio di biciclette

Le domande che però sorgono spontanee sono: cosa ha veramente causato questa corsa verso l’acquisto “compulsivo” delle biciclette? Possiamo imputare solo le dinamiche innescate dal contagio e dalla necessità di distanziamento sociale? O è stato l’annuncio del Bonus Mobilità che ha spinto le persone a fare code fuori dai negozi di bici? Oppure nelle persone c’era un desiderio latente che le ha spinte ad acquistare una bicicletta elettrica? Vediamo nel dettaglio come è stato formulato il “bonus bici” e che opportunità ha dato fin dall’inizio agli utenti.

Non tutte le bici sono adatte per muoversi in città

Dai magazzini dei produttori sono uscite non solo bici per utilizzo urbano ma soprattutto quelle che sono sempre state le regine indiscusse del settore: mountain bike e bici da corsa. Eh sì, pensare di utilizzare una bici adatta ad affrontare la Black Snake della Val di Sole durante la World Cup di Mountain bike per andare in ufficio non ha davvero molto senso.

Claudio Riotti di fianco alla mtb Cannondale Scalpel 2021

E neppure poter usufruire del Bonus Mobilità per acquistare una bici di questo tipo non ha molto senso, ma così è stato. Cosa vuol dire?

In poche parole, il “bonus bici” ha dato l’opportunità a moltissimi utenti di utilizzare 215 milioni di euro (stanziati per iniettare sul territorio urbano una dose di mobilità sostenibile) per acquistare una nuova bici, tra cui modelli anche non adatti all’utilizzo urbano: bici in carbonio per allenarsi e partecipare a granfondo, mountain bike elettriche per scalare i sentieri più impervi delle nostre Alpi, bici aerodinamiche per fare una cronometro… Certo, qualcuno ha acquistato anche bici adatte per l’utilizzo cittadino, ma che il Bonus Mobilità abbia permesso di espandere a tutte le categorie della bici i suoi benefici è sembrato davvero molto strano: ecco il grave errore del Ministero dell’ambiente.

Personalmente non posso negare che questo settore avesse bisogno di una spinta, ma sarebbe stato meglio che questa spinta fosse stata più consapevole e strutturata… Perché?

Poca esperienza e consapevolezza

Innanzitutto è apparso subito anomalo che già a inizio maggio 2020, quando è stato presentato il Bonus Mobilità, non venissero specificate le categorie di bici che sarebbero rientrate nel bonus. Sono sempre state specificate delle macro categorie come “biciclette anche pedalata assistita”, ma all’interno di queste definizioni c’è un mondo infinito di categorie di bici che possono essere utilizzate per i più diversi utilizzi.

Il monopattino Wayel Ugo piegato e trasportato manualmente

Per esempio, prendendo in considerazione la categoria “monopattini”, questo mezzo di trasporto ha poche varianti di utilizzo e il suo impiego è per il 99% urbano: per le biciclette non è assolutamente così.

Questa mancanza di specifiche è stata poi evidenziata durante il “click day” del 3 novembre, infatti chi ha richiesto il voucher per un acquisto ancora da effettuare si è trovato a dover specificare queste tipologie di bici:

  • -Biciclette a pedalata muscolare, con telaio tradizionale
  • -Biciclette a pedalata muscolare, con telaio pieghevole
  • -Biciclette a pedalata assistita, con telaio tradizionale
  • -Biciclette a pedalata assistita, con telaio pieghevole

Non vorrei entrare in una classificazione dettagliata della bicicletta, ma faccio semplicemente notare che le definizioni sopra indicate non solo sono errate e creano confusione, ma non definiscono nessuna categoria di bici.

Per esempio esistono “biciclette a pedalata muscolare con telaio tradizionale” tipo le mountain bike downhill, dirt, enduro, cross country, all mountain, trail, marathon, fat bike…

La bici da triathlon Scott Plasma 6 2021

Poi ci sono quelle da strada endurance, performance, crono, aero, triathlon, da cicloturismo, travel, adventure, ciclocross, gravel, da pista, fixed…

E ancora ci sono produttori che identificano modelli di bici ibride, urban, city, sport, fitness, pieghevoli e pieghevoli-fat, poi ci sono bici cargo per il trasporto di pacchi, bambini e ogni genere di prodotto trasportabile in bici, bici da trekking e aggiungo poi anche le hand bike, le recumbent…

Questo era solo la distinzione del mondo “muscolare”, ma sappiamo bene che ormai anche l’ebike ha una scelta di categorie di bici quasi variopinta come quella del muscolare, non così dettagliata ma ormai molto florida.

Ma chi ha definito la procedura del bonus mobilità ha distinto solo due tipologie: “telaio tradizionale” (che poi non rappresenta nessuna categoria di bici) e “telaio pieghevole” che rappresenta sì una categoria definita (ma non si riesce a capire il perché di questa distinzione) e soprattutto perché questa procedura abbia consentito di usare il bonus per acquistare indistintamente qualsiasi tipo di bici, anche se non adeguata e funzionale alla mobilità urbana.

Un’occasione sprecata, per diversi motivi…

Quest’occasione dunque è stata sprecata oppure no? Come potremmo dare una risposta a questa domanda? Probabilmente analizzando dei dati. Ma la seconda domanda è: qualcuno ha pensato a raccogliere dei dati? Lo potremo sapere alla fine di questa operazione “sperimentale”?

Una donna cammina per la città con la propria città bike elettrica

Considerando che non sono state definite delle categorie di bici specifiche per poter richiedere il buono, presumo che non sia facile andare poi a capire effettivamente quante bici siano state vendute per un utilizzo urbano e quante invece per andare in montagna a fare delle belle escursioni.

L’enorme mole di fatture scansionate e fornite al Ministero dell’ambiente avrebbero potuto fornire dei dati importanti se fossero state digitalizzate e codificate, accompagnate dalla compilazione di un questionario specifico con obiettivi mirati in termini analitici, ma non ci risulta che sia stato fatto e non è emerso da un’analisi durante la compilazione del form per la richiesta del bonus.

Sì, c’è stato un sondaggio proposto alla fine della richiesta, ma purtroppo riportando esclusivamente le stesse opzioni citate sopra, le quali non servono minimamente a comprendere il tipo di bici acquistata e il tipo di utilizzo che l’utente avrà intenzione di farci (“motivi di svago” è probabilmente un po’ vaga come opzione…).

Ribadisco: il bonus mobilità è stato stanziato per spingere una mobilità urbana sostenibile, non per spingere solo il settore del ciclo. Il sondaggio finale purtroppo non aiuterà a comprendere le scelte delle persone e neppure ciò che è stato acquistato effettivamente sarà evidenziato e non aiuterà a comprendere l’effettiva efficacia dei 215 milioni di euro stanziati.

Sergio Viganò con di fianco la ebike urbana Fantic Issimo

Quindi sarà possibile capire se il bonus mobilità è servito a “sdoganare” l’utilizzo delle bici come mezzo di trasporto e non solamente come veicolo riservato al divertimento ed allo sport, in cui la domanda sottointesa è “Interessa a qualcuno questa sostanziale differenza”?

ll dubbio che non interessi a nessuno è lecito, non solo per la probabile mancanza di una programmazione per analizzare i dati raccolti, quanto per le regole dettate da questo stesso Governo durante il primo lockdown: sette mesi fa infatti, i meccanici di auto e moto ebbero il permesso di rimanere aperti, mentre le ciclofficine hanno potuto rialzare le saracinesche solamente l’8 di maggio.

Concludendo, mi piacerebbe davvero che i miei dubbi venissero smentiti. Non posso però negare di essere felice per l’enorme visibilità che questa occasione ha dato alla bici e al suo settore: la bici è stata oggetto di una comunicazione e di un’informazione impressionante.

Non potremo basarci su dei dati analitici veri e propri ma quello che è opinione di molti operatori del settore è che una massa di persone si stanno rimettendo in sella, sia per fare attività all’aria aperta (svago!), sia per muoversi in modo alternativo in città.

A proposito dell'autore

Appassionato di mountainbike dalla nascita, scopre la fotografia molto giovane, dopo la laurea in architettura non abbandona il sogno di lavorare come fotografo e da quel momento inizia la sua vera carriera da professionista lavorando come fotografo specializzato nell'action photography e fornendo servizi ad aziende di ogni genere... Attualmente ha il ruolo di Direttore Responsabile di BiciLive.it