Illustrazioni di Cecilia TurchelliConviviamo? Riflessione sulle partnership auto-bici Matteo Cappè 30 Gennaio 2015 Brainstorming La convivenza pacifica sulle strade di auto e biciclette è possibile Sono sempre più convinto che la bici diventerà un mezzo di trasporto anche in Italia. Certo, la bici è un mezzo di trasporto, ma in Italia ha assunto un ruolo prevalentemente ludico, agonistico e negli ultimi anni anche “fashion”. Dicendo “mezzo di trasporto” intendo al suo utilizzo per spostamenti casa-lavoro, commissioni per la città, accompagnare i figli a scuola, tutte azioni poco consone alla popolazione italiana. Qualcosina si vede per le città, ma davvero poco, i ciclisti che si incontrano per esempio a Milano in una tratta di 10 km si contano sulle dita di una mano. Matrimoni auto e bici: si potrebbe fare qualcosa di più? Quando vediamo sodalizi tra case automobilistiche e case costruttrici di bici pensiamo sempre ai grandi team su strada che impiegheranno le loro auto come ammiraglie. Credo che nessuno dei manager di entrambe le aziende abbia mai minimamente pensato al significato che si potrebbe dare all’unione di due realtà così distanti in termini di produzione e di messaggio che portano con sé: l’auto è “colpevole” dell’inquinamento, la bici è l’icona dell’ecologia e probabilmente la nostra salvezza. Per loro è un’unione meramente votata a una sponsorizzazione oppure a un co-marketing. Peccato finisca così, l’auto potrebbe essere un “veicolo” per comunicare un messaggio. Da pochi giorni il brand Scott, produttore di bici, ma anche di attrezzatura e abbigliamento per lo sci e per il running, ha stretto una partnership con la casa automobilistica Subaru. Questo “matrimonio” è stato annunciato da qualche giorno come un’operazione di co-marketing in cui il team Scott utilizzerà le vetture Subaru durante le numerose attività ed eventi, mentre Subaru esporrà, nelle proprie concessionarie, le auto attrezzate con prodotti Scott, come bici e sci sul tetto delle auto. Nulla di nuovo sotto il sole, ma voglio sfruttare questa notizia per condividere le mie idee e mi auguro che questo pensiero venga accolto in modo positivo. Pensiero laterale: può esistere un’alternativa? Pensare in modo “differente”, staccarsi dai soliti processi mentali e dalle “abitudini” che ormai prendiamo come certezze, può permettere di trovare nuove idee e probabilmente nuove soluzioni. Perché il mondo auto e il mondo bici non possono invece trovare un punto di incontro non solo legato al marketing? Magari individuando una strategia volta alla sensibilizzazione dell’uso della bici? Parto dal presupposto che l’auto non sparirà di certo dalla circolazione delle città, l’auto ormai è diventato un “bene primario”, indispensabile per molti spostamenti, commissioni e “tran tran” quotidiani. Se ci pensate, la maggior parte delle campagne a favore della bici sono spinte da movimenti “integralisti”, la cui icona per esempio mostra un ciclista che dà un calcio a un’auto. Cioè l’auto e l’automobilista sono visti come un nemico da prendere a calci, da buttare fuori dalle strade. Ma è l’unico modo di comunicare un messaggio di sensibilizzazione della bici? Nuovi ciclisti: dove li prendiamo? Ma ragioniamo, tutte le campagne di sensibilizzazione e promotrici di slogan tipo “più bici! meno auto!” hanno idea di dove reclutare nuovi ciclisti? Non vengono prodotti dalle industrie i “nuovi ciclisti”! I “movimenti integralisti” a favore delle bici, contro l’auto e le istituzioni, portano ad attriti, scontri e sono fondamentalmente dei negoziati duri che, a mio avviso, non hanno mai portato, e non porteranno, a nulla. Credo invece che si debba cambiare atteggiamento e adottare una comunicazione e dei messaggi volti a trovare una convivenza tra auto e bici sul tessuto urbano [nella speranza che i ciclisti siano sempre più numerosi, NdA], ma soprattutto dobbiamo staccarci da quell’immagine che vede l’auto come un mostro e la bici come un angioletto. Cioè staccarci dal mezzo e focalizzarci invece sulle persone che guidano questi mezzi. Sì, perché se vogliamo nuovi ciclisti sulle strade, i primi che devono essere sensibilizzati e convertiti alla bici sono proprio gli automobilisti! Sono loro i nuovi ciclisti, è con loro che dobbiamo dialogare e assolutamente non è con loro che dobbiamo fare a cazzotti. Automobilisti contro ciclisti (e viceversa): così non va! È vero, molti, tanti, troppi automobilisti sono indisciplinati e non rispettano le regole, non guardano nello specchietto prima di aprire la portiera, fanno sorpassi rischiosi ai ciclisti e strombazzano e insultano i ciclisti che “stanno in mezzo” e rallentano il traffico… E i ciclisti a loro volta, per tutelarsi da questi indisciplinati, adottano strategie di difesa: stanno al centro della strada per non rischiare di prendere una portiera in faccia, si portano oltre il semaforo per sfuggire alla mandria di auto inferocite e sono altrettanto indisciplinati come gli automobilisti: attraversano le strisce pedonali in sella, vanno sui marciapiedi e percorrono strade contromano. Siamo sempre “noi”, sia in auto sia in bici. Così non va, così non può andare avanti, non possiamo dar per scontato che “tanto se nessuno rispetta le regole, pure io non le rispetto per salvarmi la pelle“. Dobbiamo iniziare ad essere più fiduciosi e meno “integralisti”, fare un primo passo per dialogare. Una convicenza tra biciclette e automobili: ci proviamo? Tornando a ciò che mi ha fatto partire questa riflessione, non solo la partnership tra Subaru e Scott, ma anche osservando tutte le ammiraglie che sfrecciano dietro ai grandi team di ciclismo, spero che in futuro non ci siano solo accordi di marketing, ma che invece possano affiancare a queste partnership anche dei messaggi di sensibilizzazione. Faccio un esempio: le auto Subaru saranno esposte nelle concessionarie con una bici sul tetto, questo perché da un punto di vista strategico mirano a “convincere” il già-appassionato-di-bici che quell’auto può essere quella giusta e, viceversa, l’automobilista potrebbe interessarsi alla bici per rimettersi finalmente in forma. Tutto perfetto e indubbiamente positivo, ma il messaggio rimane sempre e solo legato ai due prodotti auto e bici, separati: uso l’auto per lavoro-casa-scuola-viaggio e poi uso la bici per divertirmi. Credo che sia doveroso iniziare a “spingere” la bici non solo come mezzo per il divertimento e il benessere, ma anche come mezzo di trasporto. Non viene chiesto a nessuno di diventare un “appassionato” di bici, ma un utilizzatore sì, d’altronde tutti gli automobilisti non sono necessariamente degli appassionati di auto. La responsabilità delle case automobilistiche Le case automobilistiche hanno una responsabilità: sono loro che producono auto e sarebbe molto positivo se la campagna di sensibilizzazione partisse proprio da loro, e non credo che i loro profitti diminuirebbero. Ma come fare? Non lo so ancora, intanto inizio a rifletterci e auguro che si possa iniziare almeno a pensare a una convivenza piuttosto che a sperare in scenari utopici di un mondo in cui ci si sposta solo con le bici. Beh, mi auguro fortemente che le auto del prossimo futuro siano solo elettriche! Adesso però proviamo a convivere.