La situazione che ha investito il mondo negli ultimi mesi non ci ha sconvolto solo per i gravi problemi legati alla vulnerabilità della nostra salute e la precarietà del nostro sistema sanitario, ma ha evidenziato anche un aspetto che ha stupito e invaso il settore del ciclo: la latenza di un pubblico che non aveva ancora espresso il suo vero interesse per la bici.

Il periodo Covid non ha visto solo code fuori dai supermercati, ma anche lunghe file fuori dai negozi di biciclette: nei mesi del lockdown nessuno avrebbe immaginato questa situazione e questo entusiasmo, neppure dal nostro sondaggio era emerso questo interesse.

Per comprendere meglio che cosa è accaduto, vorrei fare un riepilogo dei fattori che a mio avviso hanno portato a questo assalto ai negozi di bici: la paura, il distanziamento sociale, gli incentivi e, soprattutto, i ciclisti latenti.

La paura

Innanzitutto abbiano assistito alla grande paura del contagio al Covid 19 conseguente alla massiva attività mediatica in tutto il periodo del lockdown. Non si parlava d’altro, abbiamo assistito a scene strazianti, incolonnamenti di camion dell’esercito che trasportavano bare, dichiarazioni di “stato di guerra”, abbiamo visto in faccia la nostra vulnerabilità.

Credo che questa paura abbia raggiunto tutti e purtroppo molte persone hanno dovuto affrontare non solo la paura, ma anche il contagio. A mio avviso il fattore paura ha contribuito molto a innescare nelle persone dei “meccanismi primordiali” di adattamento e sopravvivenza.

Ha sicuramente scosso le persone e le ha stimolate a guardare alcuni aspetti della loro vita da nuovi punti di vista.

Il distanziamento sociale

Quando dai telegiornali e dai siti web abbiamo scoperto il concetto di distanziamento sociale, la nostra mente ha iniziato il suo processo strategico per trovare una soluzione: “come faccio adesso a spostarmi senza fare code per prendere l’autobus o la metro e stare lontano da possibili contagi? Oppure “che vacanza organizzo con i bimbi se al mare non riuscirò ad andarci?”.

Il problema non è solo proteggersi dal contagio, le nuove disposizioni hanno preoccupato le persone anche per le difficoltà che avrebbero dovuto affrontare quotidianamente per recarsi al lavoro o per organizzare le vacanze e le gite fuori porta con la famiglia: meno posti in metro uguale code per accedervi, più persone in auto uguale più traffico e meno parcheggi (già eravamo in crisi prima del Covid in termini di traffico e parcheggi, figuriamoci adesso!), restrizioni in spiaggia uguale metto la piscina in giardino per i bimbi, impossibilità di viaggiare all’estero uguale trovo soluzioni alternative per fare la vacanza in Italia.

Il distanziamento sociale non influirà solo sulla nostra mobilità urbana, ma coinvolgerà molti aspetti della nostra vita quotidiana e lavorativa. Come per esempio il turismo che subirà dei cambiamenti in termini di fruizione dei servizi e scelta della destinazione. La necessità di mantenere la distanza, per una maggior sicurezza, per timore e paura di essere contagiati, ci spingerà a cambiare le nostre abitudini e le nostre gite. Anche questo fattore ha influito sul boom di questi mesi.

Guardando nel dettaglio l’aspetto che più ci coinvolge quotidianamente, cioè la mobilità all’interno delle nostre città, la soluzione non ha tardato ad arrivare, anzi è stata presentata immediatamente da governo e istituzioni. Da anni associazioni e movimenti sostengono i valori e i vantaggi evidenti dell’utilizzo della bici come mezzo di trasporto di prossimità ma anche per tratti medio lunghi, ma mai come adesso questi aspetti erano emersi così prepotentemente.

I comuni hanno dovuto accelerare quelle modifiche alla viabilità delle città e alle infrastrutture che erano già nei programmi imposti dal processo di adeguamento del tessuto urbano attraverso i BiciPian, introdotti dai PUMS (Piani Urbani Mobilità Sostenibile).

Il contesto di crisi, la necessità di dare risposte e trovare una soluzione ha iniziato così a mostrarsi con rapidità e fermezza. Agli occhi dei cittadini queste proposte e di conseguenza gli adeguamenti alla viabilità, hanno dato probabilmente un segnale di “speranza” e volontà di cambiamento, e anche quei comuni con ritardi cronici hanno iniziato il loro processo di adeguamento con più solerzia.

La bicicletta e l’ebike sono emerse come soluzioni molto valide ma anche “comode” per risolvere questo problema. Se ci pensate, non c’erano molte alternative: come ben sappiamo le nostre città sono sempre state auto-centriche, non hanno mai affrontato trasformazioni radicali incentivando la mobilità leggera sostenibile, così quando è arrivato il “nodo al pettine” e quella soluzione, che è sempre stata lì davanti agli occhi di tutti, è venuta a galla, elevarla e sostenerla è stata una conseguenza naturale.

Ha avuto successo per alcuni semplici motivi: la bici è un mezzo di trasporto individuale, la sanno usare tutti (non per niente si dice “facile come andare in bicicletta”), è per tutte le tasche e grazie all’assistenza delle ebike è anche adatta anche a chi non è allenato.

Incentivi pro bici e quel “bonus mobilità” per tutte le bici

Tuttavia dobbiamo ammettere che, a parte le ottime iniziative che alcuni comuni hanno attuato realizzando nuove piste ciclabili in tempi record, il discorso della “ciclabilità” su tutto il territorio italiano è ancora un grande problema. Tuttavia siamo fiduciosi che dopo questa sterzata verso le due ruote a pedali da parte di istituzioni e pubblico, qualcosa cambierà.

L’incentivo vero però è stato il bonus mobilità, un vero risparmio considerevole per chi acquisti una bicicletta o una ebike (e altri prodotti come monopattini e overboard), inoltre l’incentivo è stato rinforzato in alcuni comuni come Milano, dove in certi casi si può ottenere un risparmio di 2000 euro (ma per approfondire meglio vi suggerisco di leggere il nostro articolo dedicato al bonus mobilità). Questo fattore ha fatto scattare la molla a migliaia di persone e le ha spinte ad acquistare la propria nuova bici.

Sul bonus mobilità però ci sono due “ma”… Il primo è la mancanza di un appoggio informativo ed educativo all’uso della bici, è necessario e fondamentale incentivare anche le persone alla consapevolezza dell’uso della bici, è importante che i “nuovi ciclisti” siano educati e aiutati a comprendere come utilizzare la bici, come poterla utilizzare nelle varie stagioni, come proteggersi dalla pioggia e dal freddo, così da non abbandonarla nel garage al primo acquazzone.

Sì, esistono i magazine come BiciLive.it dove potete trovare diversi tutorial come per esempio proteggere la vostra bici dal furto e come proteggervi dalla pioggia, ma se vogliamo sostenere una vera rivoluzione della mobilità e vedere più ciclisti sulle strade dobbiamo condurre una politica di informazione che influisca a livello culturale l’immaginario collettivo.

In altre parole non basta far acquistare le bici alle persone, poi devono anche usarle tutto l’anno.

L’altro “ma” riguarda le categorie di bici che le persone hanno potuto acquistare con il “bonus mobilità”. Se è un incentivo alla mobilità dovrebbe coinvolgere modelli di bici idonei e specifici per permettere alle persone di spostarsi in bici in città (come pieghevoli, urban o city bike e cargo) o medie percorrenze anche fuori porta (come le trekking bike).

Invece con il bonus governativo è stato possibile acquistare di tutto, anche bici con cui non ha senso neppure andare a prendere il pane, come le bici da downhill, le mountain bike da enduro o le specialissime in carbonio con freni a disco, veri e propri “bolidi” ma poco confortevoli e non adatti al commuting.

Da una parte non posso che essere felice per il settore, soprattutto per i negozianti di bici messi in ginocchio durante il lock down, che poi si sono ritrovati con le code di clienti fuori dai negozi.

Dall’altra parte non posso fare a meno di avere seri dubbi sulle scelte del nostro governo: “ma come, finalmente fate qualcosa e quel bonus stanziato per la mobilità in città lo disperdete per far acquistare biciclette che servono al divertimento e all’allenamento?”.

Sì, nessuno ne parla di questo aspetto, ma le code ci sono state anche perché con il bonus è stato possibile acquistare non solo bici urban, ma anche bici per qualsiasi altro tipo di utilizzo.

Ciclisti latenti

Correggetemi se sbaglio, ma c’è un fattore ancora più importante, quel fattore che se mancasse, tutti gli altri sommati non permetterebbero comunque di far accadere qualcosa: l’interesse reale delle persone nell’avere una bici, un interesse che già era insito in queste persone.

Faccio un esempio per essere chiaro: posso avere un terreno fertile, sole, acqua pura, ossigeno e temperature ideali, ma se il seme che pianto non ha all’interno l’embrione che fa scattare il processo di germinazione, non crescerà nessuna pianta.

Le persone che hanno fatto le code per l’acquisto delle bici, una cosa mai vista, erano “ciclisti latenti” che da tempo stavano metabolizzando il desiderio di acquistare una bicicletta o una ebike; avevano già ipotizzato delle soluzioni in cui la bici sarebbe potuta diventare il loro nuovo mezzo di trasporto oppure avevano voglia di usarla per divertirsi o rimettersi in forma.

D’altronde, in un periodo così delicato in cui siamo stati assaliti da scontistiche pazzesche in ogni settore merceologico, delle persone sane di mente non spenderebbero neppure un euro se non avessero una reale necessità di quel prodotto.

Sono convinto che ci siano ancora moltissime persone interessate ad acquistare una bici muscolare o elettrica, che conoscano perfettamente i benefici che può dare e i problemi che si potrebbero risolvere, ma come è stato dimostrato da questa situazione, è l’ecosistema in cui viviamo che permette di far uscire allo scoperto il “ciclista latente”.

In poche parole, i ciclisti ancora latenti hanno bisogno di un cambiamento culturale del sistema.

Un selfie del direttore di BiciLive.it Matteo Cappè durante un'uscita in bici

Un selfie del direttore di BiciLive.it Matteo Cappè durante una recente uscita in bici.

La bici ritrovata

La novità importante è che gli italiani che hanno fatto la coda davanti ai negozi di bici non hanno acquistato tipi di biciclette a cui il nostro settore è abituato, non sono state vendute dunque solo mountain bike e bici da corsa (le predilette dagli italiani, bici utilizzate prevalentemente per uso ludico e sportivo, per mantenersi in forma e percorrere itinerari), ma il pubblico si è orientato anche su biciclette urbane, trekking sia muscolari sia elettriche a pedalata assistita (quelle che sarebbero dovute essere il vero oggetto del bonus mobilità nel settore ciclo). Non abbiamo ancora delle statistiche ufficiali, ma dai rumors è emerso questo aspetto di cui siamo molto felici: qualcosa si è mosso…

Quello che invece è emerso dalle statistiche ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo e Motociclo e Accessori) è che l’incremento della vendita di biciclette rispetto allo scorso anno, nello stesso periodo, è stato del 60%. Nel solo mese di maggio sono state vendute circa 200.000 bici in più rispetto al mese di maggio 2019, facendo salire a 540.000 bici vendute su tutto il territorio italiano nel periodo post lock down.

Dati mai visti e un segnale davvero importante non solo per il settore del ciclo, ma anche un segnale che dovrebbe far riflettere opinione pubblica, governo e istituzioni.

La bici ha ritrovato la sua vera natura, la sua reale funzione per cui è stata inventata: la bici è prima di tutto un mezzo di trasporto che permette di spostarsi con rapidità, bassi costi e sicurezza, per noi e per gli altri.

Per la sicurezza in realtà serve decisamente qualche ritocco alle infrastrutture delle nostre città e alle scelte politiche, ma siamo fiduciosi sul fatto che le scelte degli italiani nei confronti della bicicletta non siano dettate solo da un “istinto d’acquisto impulsivo”, ma da una vera e propria presa di coscienza sui reali benefici della bici. Siamo convinti che questa spinta down-top, cioè dal basso verso l’alto, sarà il fattore determinante per ridefinire le basi della mobilità.

A proposito dell'autore

Appassionato di mountainbike dalla nascita, scopre la fotografia molto giovane, dopo la laurea in architettura non abbandona il sogno di lavorare come fotografo e da quel momento inizia la sua vera carriera da professionista lavorando come fotografo specializzato nell'action photography e fornendo servizi ad aziende di ogni genere... Attualmente ha il ruolo di Direttore Responsabile di BiciLive.it