Esperimento di Legambiente a Roma. La bici è il mezzo più veloce in città, ma… ai ciclisti serve anche la corazza della tartaruga

Non si tratta solo di usare un mezzo ecologico ed economico, la bicicletta in città è anche il mezzo più veloce per spostarsi. E’ questo il risultato dell’iniziativa di Legambiente che il 5 marzo scorso a Roma ha messo in competizione bicicletta, scooter, mezzi pubblici ed automobile.

La sfida è stata realizzata in occasione della tappa a Roma del Treno Verde, la campagna itinerante di Legambiente e Ferrovie dello Stato Italiane per il monitoraggio dell’inquinamento atmosferico e acustico delle maggiori città italiane. La partenza è stata fissata in Viale Marconi, l’arrivo al binario 1 della stazione Termini dov’era in sosta il convoglio ambientalista, per un percorso di circa 10 km, intervallato da due tappe: la prima all’edicola della stazione Roma Trastevere, dove i partecipanti hanno dovuto acquistare un giornale e la seconda all’ufficio postale di Largo Argentina per ritirare un conto corrente.

Lo staff di Legambiente

Matteo Nardi, giornalista di “Eco delle città” è riuscito a tagliare per il primo il traguardo in sella alla sua bici, impiegando 40 minuti per raggiungere il binario 1 della stazione Termini; a seguire Alan Terraciano, volontario di Legambiente Lazio, che si è spostato in scooter impiegando 46 minuti.

Ultimi, con un tempo di 49 minuti Guido Improta, assessore ai Trasporti e Mobilità del comune di Roma e Danilo Broggi amministratore delegato di Atac S.p.A, che hanno viaggiato con i mezzi pubblici.
Squalificata l’auto con a bordo Nazario Basili, giornalista del Tgr Lazio, che non si è fermato – causa mancanza di parcheggio libero – alla tappa prevista all’ufficio postale di Largo Argentina.

L'arrivo del trofeo tartaruga

Tutto bene quindi… potrebbe sembrare…

Questa “vittoria” chiarisce come la bici, anche in una città con infrastrutture ancora troppo arretrate, già oggi faccia risparmiare tempo, denaro e senza inquinare, il problema è che si rischia che ogni dieci ciclisti che partono ne arrivino sani e salvi a destinazione forse meno della metà.

La maggior parte delle nostre città e quelle grandi in particolare, sono totalmente inadeguate a cogliere la straordinaria opportunità economica e di qualità della vita che sarebbe il trasferimento di buona parte dei pendolari dai mezzi attuali alla bicicletta.

Il caos del traffico romano, ad esempio, è un ambiente assolutamente ostile alla bicicletta, nella Capitale ci sono soltanto 1,08 metri equivalenti di pista ciclabile per cento abitanti, rispetto ad una media delle grandi città di 4,23 m_eq/100, ed un tasso di motorizzazione che nel 2011 era di 978 veicoli ogni mille abitanti, contro i 398 di Londra e i 415 di Parigi.

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Non basta dire che andare al lavoro in bici è una bella idea, serve un profondo mutamento culturale che orienti gli investimenti in questa direzione, altrimenti o mandiamo i ciclisti al macello o rimane una pura chimera.

Una volta compresa la portata di questa piccola rivoluzione e le economie di scala che essa può generare, si possono certamente creare sinergie tra pubblico e privato per operare investimenti che di questi tempi il solo settore pubblico non può certo sostenere.

Migliore qualità dell’aria, riduzione dei tempi di spostamento ed attività motoria diffusa, sono tutti elementi che si possono trasformare in valori economici quantificabili in grado di dare un senso agli investimenti, ma serve una lungimiranza ed una attenzione che sin qui non appaiono così diffuse.

Fino a che istituzioni e privati non comprenderanno le vere potenzialità di questo cambiamento, il Trofeo Tartaruga resterà poco più di un gioco… e chi tiene alla pelle non userà la bici in città…

Autore dei testi:
Riccardo Roman

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