Una riflessione personale di come andare in bici in città, come comportarsi nel traffico per sopravvivere, evitare incidenti e favorire la convivenza tra bici, auto, moto e pedoni

Sono sempre stato convinto che la causa maggiore degli incidenti che possono capitare a me stesso dipendono dalla mia disattenzione. Naturalmente dipendono anche dalla poca attenzione delle altre persone che, come me, popolano le strade della città, ma come regola numero uno mi sono sempre imposto – quando salgo in auto, in bici, in moto o semplicemente esco a piedi – di “accendere il cervello” e attivare quella che chiamo la “modalità radar”.

Spostarsi in città in bici: la modalità radar

Spostarsi in città in bici: la modalità rada


Questa è la “normalità” nelle strade che percorro quotidianamente a Milano (questo è Viale Jenner). Ci sono molti elementi da tenere sotto controllo, come la ruota dell’autobus che stava uscendo dal parcheggio senza freccia, il tizio che sta entrando in auto senza guardare, capire che cosa sta facendo il TIR che mi sta sorpassando e poi l’auto che sta di fronte a me in doppia fila! Inoltre l’occhio deve guardare sempre avanti per capire ed anticipare le mosse

Attivo il radar per sopravvivere nel traffico ed evitare incidenti

“Accendere il cervello” vuol dire alzare il livello di attenzione ai massimi livelli, vuol dire riflettere e non pensare ad altro fuorché la strada davanti a me. 

Quando pedalo in bici in città, attivo la modalità radar: vuol dire individuare i pericoli, i pericolosissimi “distratti”, ma non solo automobilisti-distratti, tutti possono causare un incidente ed essere intercettati dal radar: ciclisti-distratti, pedoni-distratti, motociclisti-distratti.

Ma anche gli “audaci”, tutti quelli che cercano sempre di infilarsi, di impossessarsi della precedenza, coloro che cercano in ogni modo di passare prima di te.

La modalità radar serve per esempio a individuare portiere che stanno per aprirsi, paraurti che spuntando dagli stop, mamme con la carrozzina che rimangono nascoste dietro furgoncini in doppia fila, bambini che corrono sui marciapiedi e si buttano inconsciamente in strada, anziani dalla “guida freedom” che non mettono frecce e ti tagliano la strada… e tanto altro.

Potrei stare ore ad elencare questi potenziali killer, per se stessi e per gli altri.

La modalità radar mi porta a scrutare all’interno delle auto per capire se c’è qualcuno che sta per uscire, a notare se le ruote anteriori di un’auto sterzano per uscire dal parcheggio, a guardare oltre i vetri delle auto per scovare se qualcuno deve passare sulle strisce oppure, per esempio in autostrada, a controllare se le ruote del TIR, che sto sorpassando, si avvicinano o addirittura oltrepassano al linea bianca tratteggiata e dunque a capire se mi sta venendo addosso.

Ma la modalità radar non serve solo a intercettare questi individui o situazioni, ma anche ad prevedere le possibili vie di fuga per salvarmi la pelle. Non basta infatti individuare il pericolo, ma anche evitarlo!

“Guardo avanti”, considero che cosa sta arrivando dall’altra parte della carreggiata, se c’è un autobus oppure uno scooter che sorpassa oltre la linea che divide le corsie.

Tutto questo per valutare se rallentare, se fermarmi, se spostarmi.

Solo restando sempre concentrato posso evitare di schiantarmi o di rimanere investito. L’imprevisto all’ultimo istante però c’è sempre, ma credo – anzi, sono convintissimo – che solo così posso avere maggiori probabilità di sopravvivenza. Naturalmente, questa attenzione e concentrazione, evitano inoltre che io stesso possa causare incidenti.

Auto parcheggiate, potenzialmente ricche di insidie improvvise

Sul marciapiede in bici a 5 anni

Bambina piccola in biciclettaTutto questo lo sto insegnando anche a mia figlia che sta per compiere 5 anni. Le spiego, per esempio, che anche sul marciapiede ci sono molti pericoli. Dove?

Avete presente i passi carrai? A Teresa ho spiegato che quando vede un marciapiede attraversato dalle tracce di un’auto, probabilmente da lì potrebbe uscire un auto all’improvviso. Sì, perché l’anziano distratto, il manager in ritardo o l’elettricista infuriato potrebbero uscire da quel cancello senza pensare, senza riflettere.

Stessa cosa quando lei pedala spensierata al parco oppure nelle stradine di montagna, le dico di stare molto attenta se dovesse incontrare delle tracce di ruote che attraversano la strada, potrebbe uscire all’improvviso una jeep o un trattore! Se Teresa “accenderà il cervello” e controllerà sempre, avrà di certo meno probabilità di essere investita da un “audace” o da un “distratto”.

Difendersi ed educare: ditelo! Urlatelo!

Non stiamo in silenzio, dobbiamo far notare gli errori e le azioni indisciplinate

Altra brutta abitudine sulla strada è che pochi – anzi quasi nessuno – fanno notare gli errori, le distrazioni e le azioni indisciplinate.

Pensateci e fatevi un esame di coscienza: suonate mai a chi vi passa quando siete in coda? Fate notare a chi parcheggia in doppia fila che è sbagliato? Chi parcheggia sulle strisce o chi è in sosta con le 4 frecce per prendere il pane? Glielo dite che è sbagliato?

Intendo sempre, non solo quando vi hanno bloccato nel parcheggio, quello è ovvio.

Io intendo far capire a determinate persone che stanno sbagliando, mettendole di fronte al loro comportamento. Sapete perché dico questo? Perché se nessuno lo fa resterà sempre questa “libertà” tollerata.

Iniziate a dirlo! A urlarlo. E dite qualcosa anche al tizio che ha appena buttato la sigaretta fuori dal finestrino! Ditelo!

Qualche giorno fa, in Viale Monza a Milano, ho rischiato di essere investito da un auto guidata da un anziano. Io ero in bici ed ero a velocità leprotto, lui mi ha sorpassato e grazie alla modalità radar attiva ho notato che le sue ruote si stavano avvicinando a me. Sulla destra, poco più avanti un minuscolo spazio di una piazzola e un’edicola… capito tutto!

Ho inchiodato e il vecchio mi ha tagliato la strada, salvo. Ma se fossi stato distratto, a guardare il cellulare o qualche cartellone pubblicitario o ancora a pensare ai fatti miei, avrei assaggiato la sua fiancata e pure l’asfalto di Viale Monza.

Mi sono fermato, urlando ad alta voce l’ho rimproverato, lui ha aperto il finestrino e io gli ho detto questo: “Senti, ti rendi conto di cosa hai appena fatto?”

Lui si è scusato. “Le tue scuse non risolvono il problema, tu non hai guardato nello specchietto e neppure ti sei reso conto della mia presenza ed esistenza.”. Poi ho alzato ancora di più la voce ed il tono si è fatto imperativo: “Mi devi giurare che guarderai sempre negli specchietti, che metterai le frecce e che farai attenzione, perché se ci fosse stato un bambino distratto o una mamma con il suo bambino avresti potuto ucciderli! Hai capito?”.

Lui è rimasto pietrificato ed ha detto “lo giuro, lo giuro, te lo prometto”. Aveva una faccia pietrificata e sorpresa. Non credo che manterrà la promessa però.

Una strada di Milano trafficata di sera

In queste situazioni non mi limito a sorpassare l’auto e magari scuotere la testa in segno di disapprovazione o mandandoli a quel paese. No, non serve a nulla. Di solito mi fermo e se c’è l’automobilista glielo “dico” che non si fa, che è vietato. Idem quando sulla ciclabile incontro “furbetti” in auto o moto che la usano come corsia preferenziale, mi affianco e in modo garbato (ma con lo sguardo gelido) gli “dico” che non si fa

Le regole devono valere per tutti

Le regole ci sono e dobbiamo rispettarle, ma non solo… dobbiamo anche avere fiducia che gli altri le rispettino

Questo è il presupposto, ma naturalmente dobbiamo essere consapevoli che molti non le rispetteranno ed è per questo che vi ho parlato della modalità radar.

Ormai la nostra società è basata soprattutto sulla sfiducia negli altri, non ci fidiamo del loro comportamento. Ma una società in cui ci sono regole e nessuno le rispetta andrebbe incontro al caos! Ad un processo entropico irreversibile. Cosa fare dunque?

Bisogna rispettare le regole.

Attualmente sono il Direttore Responsabile di un network dedicato al mondo della bicicletta (di cui questo urban.bicilive.it è solo una parte), mi interesso molto a fatti di cronaca, iniziative a favore dei ciclisti, incidenti anche mortali in cui sono rimasti vittime i ciclisti. Il mio approccio a queste situazioni è di analisi, di riflessione.

Di certo non uso questi accaduti per fare del “sensazionalismo inutile”, cioè di non trasformarli in notizia. Cerco sempre di valutare l’accaduto da un punto di vista neutrale, se ne parlo devo comprendere e far comprendere, sono un ciclista nell’animo, ma naturalmente uso l’auto anche io come tutti del resto.

La nostra società attualmente è basata sull’uso delle quattro ruote e il tessuto urbano è utilizzato al 99% da questo mezzo di trasporto.

Sono consapevole inoltre che la maggior parte dei ciclisti sono degli indisciplinati e degli incoscienti: sì, la maggior parte dei ciclisti non usa il casco, non ha luci di segnalazione, non mette la freccia, attraversa le strisce pedonali in sella, non si ferma al semaforo, pedala sui marciapiedi, va contromano… devo andare avanti?

Alzi la mano chi non ha commesso una sola di queste infrazioni. È vero, il casco non è obbligatorio, ma dovrebbe esserlo, soprattutto per un rispetto della vita, la propria! Ed è un controsenso ad esempio mettersi la cintura in auto perché obbligatoria e non il casco in bici.

In bici siamo delicati, rischiamo, alla minima botta di un auto, di finire contro un palo o sullo spigolo di un marciapiede.

Il casco è di vitale importanza. Come le luci, i catarifrangenti e segnalare la nostra direzione. Non è da sfigati indossare il casco e i catarifrangenti sui pedali, è indispensabile!

Le regole vanno rispettate, ma soprattutto vanno fatte rispettare e dunque le forze dell’ordine dovrebbero dare pene severe a chi le infrange. Dovrebbero punire chi apre le portiere delle auto senza guardare, dovrebbero multare più spesso chi parcheggia sulle piste ciclabili e chi non dà la precedenza.

Meno tolleranza e più rispetto per le regole. Ma… ma è giusto che queste regole debbano valere e debbano essere fatte rispettare anche ai ciclisti. Dunque obbligo del casco e delle luci, multe a chi va contromano in bici, multe a chi rallenta il traffico restando al centro della carreggiata, multe a chi pedala sulle strisce pedonali o sui marciapiedi. Multe a chi passa in bici col semaforo rosso.

Cartelli di pista ciclabile al parco

Pene più severe a chi causa incidenti con l’auto nei confronti di ciclisti, multe a chi va oltre i limiti di velocità in città.

Più zone 30 km/h e così via… Servono regole, servono nuove regole, serve il rispetto delle regole, serve farle rispettare.

Una pista ciclabile in un parco cittadini

Le regole devo rispettarle tutti, anche i ciclisti. Anche quelle regole di “uon senso”, come mettere il casco, che pochissimi in città utilizzano oppure usare le luci sulla bici col buio. La risposta di solito è che “se cado tanto mi faccio male io”, peccato che la sanità la paghiamo tutti. Inoltre, solo poche persone di una certa età rispettano i 15km/h nei parchi, mentre la maggior parte va davvero troppo forte per le viette del parco. Quando porto mia figlia ho sempre paura che venga investita da qualche ciclista ‘performante’

Biciclette, auto, moto, autobus e pedoni in città: dobbiamo convivere

Attualmente le strade sono il territorio delle auto, di mezzi pubblici come autobus e tram, di mezzi di lavoro e ciclomotori. Il reticolo di strade di una città (parlo per la maggior parte delle città italiane nda) è il risultato di una pianificazione urbana basata sulla circolazione e i parcheggi delle auto. Anche della circolazione dei mezzi pubblici naturalmente, e anche dei pedoni.

I marciapiedi non mancano, anche se spesso, troppo spesso, i marciapiedi sono delle corsie ad ostacoli.

La circolazione delle bici è stata presa in considerazione troppo tardi, le città hanno bisogno di cambiamenti drastici, l’Europa ci prova e i nostri comuni trovano gli escamotage per raggiungere determinati “obiettivi chilometrici”. Ma per il momento sono solo degli espedienti che non stanno avendo grandi risultati.

La soluzione che credo sia più adatta in questo momento e per l’immediato futuro, sia quella di convivere.

Dobbiamo riuscire a convivere con le auto, perché – e questo è un dato certo – non spariranno tanto facilmente. Cerchiamo di essere realisti, anche ipotizzando uno scenario più ottimistico possibile, quanto ci vorrà prima che si vedano girare a Milano, Torino, Roma, Firenze, Bologna, Napoli, Palermo, centinaia e centinaia di pendolari in sella a delle bici?

È certo che dobbiamo andare verso uno stile di vita più ecologico ed eco-sostenibile, ma nessuno fermerà facilmente l’uso delle auto in città con tanta facilità. Ci sarà sempre chi la utilizzerà. A meno che il nostro governo vieterà l’uso delle auto in città o trasformerà il 70% delle strade in piste ciclabili… vi state facendo una grossa risata anche voi?

Per il momento la mia visione è quella della convivenza, dobbiamo trovare il modo migliore per far convivere sulla stessa strada auto e bici.

Come? Con il rispetto delle regole per tutti, con i limiti di velocità (le famose Zona 30km/h) per le auto, con il rispetto tra le persone, con tutte quelle idee utopiche che molti di noi hanno. Alcuni diranno “beh, ma con lo smog come la mettiamo?”. Questo è un altro importante fattore…

Norman Foster, con la sua SkyCycle, propone di pedalare a un’altezza superiore del livello urbano, dove le polveri più pesanti e dannose non arrivano. Potrebbe anche essere una soluzione, ma se devo immaginare una città del futuro, con tutte le considerazioni che ho appena citato, posso solo sperare in una conversione massiccia delle auto a petrolio in auto elettriche, impiegando fonti sostenibili di produzione come il solare, l’eolico e l’idrico oppure i famosi motori a idrogeno che sembrano tanto delle leggende.

Ancora modalità radar: accendi il cervello

Accendete il cervello, attivate la modalità radar e rispettate le regole, sia quando siete in bici, sia in auto e a piedi!

A proposito dell'autore

Appassionato di mountainbike dalla nascita, scopre la fotografia molto giovane, dopo la laurea in architettura non abbandona il sogno di lavorare come fotografo e da quel momento inizia la sua vera carriera da professionista lavorando come fotografo specializzato nell'action photography e fornendo servizi ad aziende di ogni genere... Attualmente ha il ruolo di Direttore Responsabile di BiciLive.it